Cooperare sui grandi dilemmi sociali: la psicologia sociale può aiutarci a combattere il cambiamento climatico?

Usare le opzioni di default per veicolare nuove norme

Quando i comportamenti non egoistici sono l’opzione di default in una certa situazione, le persone si comporteranno con più probabilità in modo non egoistico. Questo perché l’opzione di default indica ciò che la maggior parte delle persone fa (Everett, Caviola, Kahane, Savulescu, & Faber, 2015), cioè che molte persone riciclano e sono attente ai consumi di energia. Abbiamo visto di recente l’effetto di obbligare le persone a richiedere e pagare per avere i sacchetti di plastica quando fanno la spesa: adesso che i sacchetti non sono offerti in modo automatico, l’opzione di default è portarsi la propria borsa da casa. In Galles l’effetto è stato di ridurre del 79% il consumo di sacchetti in plastica in tre anni, con un evidente effetto positivo sull’ambiente (Defra, 2016). Lo stesso si potrebbe fare per le compensazioni delle emizzioni di CO2: potrebbe essere previsto un contributo automatico per ogni biglietto aereo acquistato, a meno che una persona decida di rifiutare. A titolo di esempio, il costo in più per un volo da Roma a Londra sarebbe di circa 6€ secondo un sito specializzato (https://co2.myclimate.org/en/flight_calculators/new).

Comunicare le norme nel contesto locale

Un semplice messaggio nella stanza di un hotel che dica “la maggior parte degli ospiti riutilizza gli asciugamani”, e che quindi faccia riferimento ad una norma, è più efficace rispetto a messaggi che semplicemente incoraggino o informino sulla possibilità di riutilizzarli (Goldstein, Cialdini, & Griskevicius, 2008). Ancora più efficace è dire “la maggior parte degli ospiti di questa stanza riutilizza gli asciugamani”, perché noi ci identifichiamo con quegli ospiti sulla base di un luogo molto preciso. Altri comportamenti eco-compatibili da parte degli ospiti potrebbero essere incoraggati nello stesso modo, come l’uso responsabile dell’acqua e dell’elettricità. Potremmo anche essere informati sui dati reali di utilizzo delle risorse nel corso dei soggiorni precedenti.

Spiegare quali sono e quali dovrebbero essere i comportamenti utili per l’ambiente

Un altro studio ha mostrato che quando i proprietari di casa sono informati di quale sia il consumo medio di energia nel vicinato, tendono ad avvicinare il loro consumo personale a quella norma (Schultz, Nolan, Cialdini, Goldstein, & Griskevicius, 2007). In qualche caso questo ha funzionato contro l’ambiente, quando persone fino a quel momento capaci di consumare poco hanno aggiustato verso l’alto i loro consumi. Tuttavia, aggiungendo semplicemente un messaggio di approvazione (come una emoticon con la faccina felice) quando il consumo era sotto la media, o di disapprovazione quando era sopra, questo risultato indesiderato è stato eliminato. Questo dimostra che una norma deve essere comunicata in modo che non sia solo descrittiva ma anche ingiuntiva, esplicitando se debba essere considerata giusta o sbagliata. Naturalmente non sarà utile pubblicizzare il comportamento ambientale medio della collettività se questo è dannoso per l’ambiente. Ma quando esistono dati di supporto, gli amministratori pubblici dovrebbero avvantaggiarsene, esplicitando l’approvazione o la disapprovazione di un particolare comportamento e comunicando chiaramente qual è la norma.

Dare la precedenza a considerazioni etiche anziché economiche

In uno studio di laboratorio, Pillutla e Chen (1999) hanno dimostrato che le persone agiscono in modo meno egoistico se una situazione di dilemma sociale è presentata come un’attività non economica (cioè contribuire a un evento sociale anziché investire in un fondo finanziario). Il contesto economico sembra attivare la norma implicita che agire in modo competitivo è appropriato in quel setting, mentre il contesto non economico genera norme cooperative. In altre parole, il contesto sociale può attivare comportamenti diversi. Le norme relative al come ci si comporta nelle situazioni di dilemma sociale possono anche essere veicolate, implicitamente, attraverso l’uso di sanzioni. In uno studio di laboratorio su un dilemma sociale relativo all’inquinamento, Tenbrunsel e Messick (1999) hanno dimostrato che le sanzioni facevano sì che il dilemma venisse considerato come una decisione economica e non su un problema etico, il che riduceva i comportamenti cooperativi. Gli amministratori pubblici dovrebbero quindi enfatizzare gli aspetti etici più che i vantaggi economici dei comportamenti eco-compatibili, per evitare che nella nostra mente le decisioni economiche siano valutate in un’ottica competitiva anziché cooperativa.

Non c’è bisogno di inventare norme non veritiere per il bene dell’ambiente

I dati reali sul consumo medio di risorse potrebbero non essere di aiuto per raggiungere gli obiettivi sul cambiamento climatico. Anche se così fosse, noi non riteniamo in alcun modo giustificato  manipolare i dati reali allo scopo di creare una norma sociale fittizia che promuova comportamenti più utili per l’ambiente. Questo non sarebbe corretto né dal punto di vista deontologico né dal punto di vista delle conseguenze. Rispetto alla deontologia, noi semplicemente non dobbiamo mentire. Rispetto alle conseguenze, correremmo il rischio di ridurre drammaticamente la fiducia nei confronti delle autorità e verso le norme che queste comunicano, e ciò sarebbe del tutto controproducente.

 

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