Quando la deumanizzazione ferisce: Attribuzioni di umanità e violenza

Conclusioni

Negli studi che abbiamo descritto, si è trovato come la negazione di una piena umanità all’outgroup si associ alla sua percezione come pericoloso, e, quindi, a comportamenti aggressivi nei suoi confronti. È stato trovato, inoltre, che la relazione deumanizzazione/violenza è valida solo per le persone con basso controllo del proprio comportamento.

Grazie ai nostri risultati è possibile fornire un’interpretazione degli episodi descritti all’inizio di questo articolo. Infatti, è possibile che la percezione di Amadou Diallo e Emmanuel Bonsu come più vicini all’animalità che all’umanità abbia portato a sopravvalutarne la pericolosità innescando le ingiuste reazioni violente di cui sono stati vittima.

Un limite di questo lavoro è il suo carattere correlazionale che non consente conclusioni definitive sulle relazioni causali tra le variabili in gioco. È possibile, infatti, che non sia la deumanizzazione a favorire le percezioni di pericolosità, ma siano tali percezioni a promuovere la violenza giustificandola con attribuzioni di minore umanità. I nostri lavori richiedono dunque la continuazione con studi sperimentali.

Dal punto di vista dell’applicazione, i nostri risultati indicano l’esigenza di rendere consapevoli le persone della loro inclinazione spontanea a deumanizzare gli altri. Una strategia per ridurre lo shooter bias, inoltre, può essere quella di potenziare il controllo sul comportamento, ad esempio, attraverso l’addestramento. In seguito all’episodio di Diallo e ad altre morti di afro-americani in circostanze simili, sono stati avanzati dubbi sul sistema di addestramento della polizia americana (Fernandez, 2008). Uno studio che confrontava poliziotti e civili (Correll, Park, Judd, Wittenbrink, Sadler, et al., 2007) ha mostrato che i poliziotti, come i civili, sono più veloci a “sparare” a target armati afro-americani che a target armati bianchi; tuttavia, diversamente dai civili, le loro decisioni di sparare non mostrano un bias sistematico legato alla razza. L’addestramento, quindi, seppur non influenza i tempi di risposta, influenza la decisione finale. Comunque, come dimostrano Sim, Correll e Sadler (2013), l’addestramento può addirittura esacerbare lo shooting bias, come nel caso delle unità speciali che lavorano a contatto con le gang. In questo caso, l’addestramento ha l’effetto di rinforzare il legame associativo tra afro-americani e pericolosità, aumentando lo shooting bias.

Glossario

Go/No-go Association Task (GNAT): È una tecnica di misurazione delle associazioni mentali. Si basa sull’assunto che, nella mente degli individui, le informazioni siano organizzate in concetti e associazioni tra concetti. Quando in memoria si attiva un concetto (ad es., anziano) è probabile l’attivazione di un concetto o attributo ad esso fortemente associato (ad es., lento), non è probabile l’attivazione di un concetto o attributo ad esso debolmente associato (ad es., veloce). Il compito, svolto al computer, misura la forza dell’associazione tra una categoria (ad es., marocchini) e due attributi (ad es., umano e animale). Per ciascuna delle due associazioni (marocchini + umano e marocchini + animale) si ottiene un indice, calcolato sulla base del numero di errori che il partecipante commette nell’associare la categoria all’attributo (Teoria della Detezione del Segnale; Green & Swets, 1966). Più alto è l’indice, minore è il numero degli errori e, quindi, più forte l’associazione tra la categoria e l’attributo. In genere, comunque, questa tecnica si applica considerando due categorie (ad es., italiani e marocchini) e due attributi. 

Single Category IAT (SC-IAT): Questa misura, analoga alla precedente, si basa sui tempi di reazione. In particolare, si calcola la differenza tra il tempo di risposta nelle prove in cui si deve associare marocchini con umano (“prove incompatibili”) e il tempo di risposta nelle prove in cui si deve associare marocchini con animale (“prove compatibili”). Quanto più elevato questo indice, tanto più l’associazione tra marocchini e animalità è più forte di quella tra marocchini e umanità.

Weapon Task: In questo compito al computer, si chiede ai partecipanti di categorizzare immagini di pistole e immagini di utensili premendo due tasti diversi; ciascuna immagine è preceduta dalla presentazione del volto di un bianco (italiano) o di un nero (marocchino). L’indice weapon bias si calcola sottraendo il tempo di risposta nelle prove in cui le immagini di pistola sono precedute dal volto di un nero (marocchino) dal tempo medio di risposta nelle prove in cui le immagini di pistola sono precedute dal volto di un bianco (italiano). Maggiore il valore di questo indice, maggiore la percezione di pericolosità dei neri (marocchini).

Shooter Task: Nella ricerca che abbiamo presentato, questo compito è simile al Weapon Task. La differenza è che ai partecipanti viene chiesto di “sparare” a target armati (volti di italiani o marocchini seguiti da immagini di armi), premendo un tasto, e di “non sparare” a target non armati (volti di italiani o marocchini seguiti da immagini di utensili), premendo un tasto diverso. Alla pressione del tasto è associato il suono di uno sparo. Il tempo di risposta nelle prove in cui i target armati sono marocchini viene sottratto dal tempo di risposta nelle prove in cui i target armati sono italiani. L’indice così ottenuto esprime la tendenza a rispondere in modo violento ai target marocchini.

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