“Non sono razzista ma…” - Le manifestazioni non verbali del pregiudizio etnico

Nelle ricerche più recenti, tuttavia, si sta diffondendo l’uso di strumenti tecnologici che consentono di registrare in maniera automatica le interazioni e di estrarre gli indici di comportamento non verbale tramite l’utilizzo di algoritmi. Uno di questi strumenti è il Kinect di Microsoft, un sensore che sfrutta la tecnologia a infrarossi per registrare la terza dimensione (cioè la profondità) ricostruendo i movimenti delle persone nello spazio: per ogni persona coinvolta viene registrata la posizione tridimensionale di 25 giunture del corpo (distribuite tra capo, spalle, braccia, bacino, gambe, mani e piedi) in maniera automatica e continua (Zhang, 2012). Successivamente, tramite l’utilizzo di algoritmi,  è possibile ottenere un ampio numero di misure oggettive dei segnali non verbali.

 

Comportamento non verbale e pregiudizio

 

Alcune forme di comportamento non verbale sembrano essere particolarmente legate alla manifestazione di atteggiamenti e pregiudizi, tra queste troviamo: la gestione dello spazio fisico, il comportamento cinesico, lo sguardo, cambiamenti nel tono di voce ed errori nel discorso.

Quando le persone interagiscono tra loro stabiliscono una distanza fisica, la possibilità di avvicinarsi, allontanarsi e di entrare in contatto con l’altro. La distanza interpersonale (Hall, 1968, si veda Glossario), ad esempio, fornisce informazioni relative al rapporto tra gli interlocutori e alle loro intenzioni: avvicinarsi all’altro indica l’intenzione a interagire, mentre allontanarsi indica la volontà di interrompere l’interazione. Secondo Mehrabian (1968), inoltre, la vicinanza fisica indica la distanza che poniamo tra noi e ciò che ci piace o meno. In uno studio recente, ad esempio, i ricercatori hanno chiesto a 32 studenti universitari di compilare un questionario per rilevare il loro pregiudizio esplicito e di svolgere un test di associazione implicita per rilevare il pregiudizio implicito. Successivamente, ad ogni partecipante è stato chiesto di svolgere due brevi conversazioni, una delle quali con una persona di colore. Le conversazioni sono state registrate tramite il Kinect di Microsoft. I risultati mostrano che i partecipanti dotati di un più alto livello di pregiudizio implicito tendevano a mantenere una distanza interpersonale maggiore con l’interlocutore quando dovevano dialogare con la persona di colore: il pregiudizio implicito, e non quello esplicito, si manifestava tramite comportamento non verbale (Palazzi et al., 2016).

Il pregiudizio implicito può, però, manifestarsi attraverso varie forme di comportamento non verbale: in una ricerca, ad esempio, i partecipanti bianchi con alto pregiudizio implicito evitavano il contatto visivo quando dovevano dialogare con persone di colore (Dovidio et al., 1997), mentre, in un’altra, i partecipanti dotati di pregiudizio commettevano maggiori errori del discorso durante le conversazioni con persone di colore (McConnell & Leibold, 2001).

I gesti delle mani, del corpo e del capo possono veicolare diversi significati e vengono messi in atto in modo inconsapevole durante le interazioni. Ad esempio, la posizione chiusa di braccia e/o gambe rappresenta una chiusura o protezione del corpo di fronte all’interazione, i movimenti ripetitivi possono indicare il desiderio di allontanarsi da essa, cambiamenti nella postura, come ad esempio il sistemarsi su una sedia, possono indicare irrequietezza (Ekman & Friesen, 1969). Secondo alcuni studiosi, inoltre, questi gesti possono rivelare stati d’animo come ansia e disagio (Knapp & Hall, 2009; Mastronardi, 1998; Meadors & Murrey, 2014). L’ansia intergruppi, in particolare, è un particolare tipo di ansia che le persone possono sperimentare quando si aspettano di interagire o quando entrano in interazione con persone appartenenti ad altri gruppi sociali (Stephan, 2014). Questo avviene perché le persone non solo possono avere pregiudizi e stereotipi nei confronti delle persone appartenenti ad altri gruppi etnici, ma hanno anche credenze relative a come gli altri le percepiscono (Shelton,  Richeson, & Salvatore, 2005; Vorauer & Turpie, 2004). Ad esempio, quando i bianchi si aspettano di interagire con persone di colore, spesso esprimono la preoccupazione di manifestare pregiudizio (Vorauer, Main, & O’Connell, 1998) e, di conseguenza, possono mostrare segnali di ansia (Dovidio & Gaertner, 2004; Richeson & Shelton, 2003; Richeson & Trawalter, 2005; Shelton, 2003). L’ansia intergruppi può manifestarsi tramite il comportamento non verbale per mezzo di cambiamenti nel tono di voce, evitamento dello sguardo e disagio generale. Alcune ricerche, ad esempio, mostrano che durante le interazioni interetniche i partecipanti bianchi manifestavano segnali di stress a livello non verbale: postura chiusa, evitamento dello sguardo, aumento della distanza fisica (Trawalter, Adam, Chase-Lansdale, & Richeson, 2012; Trawalter & Richeson, 2008).

 

Quando atteggiamenti e comportamenti non

 

verbali divergono

 

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