L’Influenza delle Minoranze. Cambiamento Sociale o Preservazione dello Status Quo?
In modo ancor più sorprendente, tuttavia, la letteratura ha documentato delle situazioni in cui anche minoranze di basso status possono difendere lo status quo e opporsi al cambiamento sociale. Questa situazione, che appare paradossale, può originare da diverse motivazioni. In primo luogo, si può verificare quando il cambiamento è percepito come minaccioso in quanto potrebbe far perdere dei vantaggi associati a una situazione. Una spiegazione diversa della preservazione dello status quo da parte di gruppi svantaggiati deriva dalla teoria della giustificazione del sistema (Jost & Banaji, 1994). Jost e colleghi ritengono infatti che le persone siano spinte a giustificare e legittimare lo status quo dal desiderio di mantenere la stabilità del sistema. Dunque, i membri di un gruppo minoritario svantaggiato possono essere portati ad accettare e giustificare la situazione di disuguaglianza di status anche semplicemente perché la percepiscono come giusta, naturale, desiderabile e inevitabile, piuttosto che socialmente e culturalmente determinata (Jost, Banaji, & Nosek, 2004). Una tale legittimazione del sistema ha origini cognitive (ad es., le persone ad esempio sono portate a preferire il noto rispetto all’ignoto; Kahneman e Tversky 1984), motivazionali (ad es., se le persone sentono che il benessere delle loro vite dipende dal sistema in cui sono inserite, tendono a considerare quel sistema giusto; Kay et al. 2009) e individuali (ad es., alcune persone sono più inclini a pensare che ognuno ottiene ciò che merita nella vita; Jost e Hunyady, 2002).
Un’ulteriore, possibile causa che ha portato a considerare soltanto un aspetto della medaglia, ossia la possibilità delle minoranze di sovvertire il sistema sociale, è legata al fatto che la gran parte degli studi classici condotti in laboratorio ha operazionalizzato la distinzione tra minoranza e maggioranza unicamente in termini numerici, a fronte dell’idea originaria di Moscovici delle minoranze come gruppi privi di potere. In anni più recenti Seyranian, Atuel e Crano (2008) hanno potuto constatare che le rappresentazioni mentali che le persone hanno dei due gruppi in contrapposizione sono molto più complesse di quelle basate soltanto su una questione numerica. Dopo aver esaminato queste rappresentazioni in un campione di studenti statunitensi, gli autori hanno proposto una tassonomia più elaborata per distinguere tra i diversi gruppi: la maggioranza morale, un gruppo numericamente ampio e dotato di potere; le élites, gruppi numericamente piccoli ma comunque dotate di status e potere; il popolo senza potere, numericamente ampio ma privo di potere appunto; i sottomessi, privi di potere e numericamente esigui. Questa riformulazione consente di comprendere meglio come gruppi poco numerosi possano desiderare la preservazione dello status quo, come nel caso delle élites (Figura 3).
Conclusioni
Da sempre le minoranze hanno avuto un posto centrale nel dibattito politico e storico. Bistrattate, emarginate, scarsamente considerate, il loro ruolo determinate nei processi di cambiamento sociale è stato portato all’attenzione degli psicologi sociali e non solo di questi dalla primissima teorizzazione di Moscovici (1976). Da li in avanti, un ampio corpus di ricerche ha evidenziato processi ed esiti dell’influenza che una minoranza può ottenere, processi ed esiti che non sono sicuramente riassunti nella loro complessità in questo breve articolo e che non si esauriscono nella teoria della conversione che ha guidato dal punto di vista teorico la scrittura dello stesso. Invece, il punto centrale di questa breve trattazione va rintracciato nella considerazione che la forza delle minoranze può avere esiti diametralmente opposti, perché opposte sono le motivazioni che possono guidarne l’agire. Accanto dunque all’impatto innovativo delle minoranze non può essere trascurato il caso in cui queste possono impegnarsi attivamente per il mantenimento dell’ordine delle cose. Come già sostenuto in altre occasioni (Mucchi Faina, Pacilli, & Pagliaro, 2010), soltanto l’integrazione di approcci differenti quali ad esempio l’identità sociale, la giustificazione del sistema e la dominanza sociale può portare ad una comprensione unitaria del potere, unico e peculiare, che le minoranze hanno nelle loro mani.
Glossario
Conformità.Per conformità si intende “l’adesione a un’opinione o a un comportamento prevalente anche quando questi sono in contrasto con il proprio modo di pensare” (Mucchi Faina et al., 2012, p. 28).
Il paradigma blu-verde. E’ un paradigma divenuto classico nello studio dell’influenza minoritaria. Ai partecipanti viene detto che prenderanno parte a uno studio sulla percezione e che saranno chiamati a esprimere il proprio giudizio sul colore di alcune pastiglie (o diapositive) in gruppi di sei persone, ad alta voce. Due di queste persone sono in realtà dei collaboratori dello sperimentatore e, in maniera errata, dichiarano costantemente che le pastiglie (presentate su sfondo neutro) sono verdi. In queste condizioni, circa l’8% dei partecipanti si lascia influenzare e risponde in accordo con la minoranza.
Zeitgeist. Altrimenti definito “spirito del tempo”, indica lo spirito culturale dominante in una determinata epoca e il modo in cui questo ha dei riflessi sul pensiero filosofico, sulle arti, sulla letteratura.
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