Editoriale - In-Mind Magazine: Il Perché, il Cosa, il Quando, e il Come

In-Mind vorrebbe essere piacevole, penetrante, e stimolante per un ampio pubblico, ma c’è una cosa che non necessariamente fa. Risponderà di sicuro alla domanda: Che cosa ci dice il risultato X o Y da un punto di vista teorico? Non saremo però sempre in grado di dirvi quale possa essere il risvolto applicativo del risultato X. Dovremmo sempre farlo? Forse no. Prendiamo in considerazione un famoso esempio proveniente dal Sud Europa. Il lavoro dell’Italiano Alessandro Volta è un esempio di avvio di un percorso imprevedibile. Volta ha creato il precursore della prima batteria che può, ad esempio, essere ora usata nei pacemakers. Ma se Volta avesse in anticipo sostenuto che lo sviluppo della batteria sarebbe servito per quel proposito, probabilmente sarebbe stato preso per pazzo. In altre parole, la scienza è importante per i suoi stessi meriti e può e dovrebbe essere quindi divulgata. E’ importante comunicare la nostra disciplina a un ampio pubblico, e In-Mind fornisce a voi tutti gli strumenti necessari per applicare questa conoscenza e migliorare le vostre stesse decisioni. E vi permetterà di conoscere cosa si intenda per dissonanza cognitiva, di riflettere sul  conformismo sociale, o addirittura pensare alle divise bianche di laboratorio e all’obbedienza all’autorità, come nel celebre esperimento della prigione di Zimbardo (che, nonostante i molti problemi etici e metodologici, è diventato famoso nella cultura popolare e ripreso anche in un film). Se non conoscete tutti questi temi, iniziate a cercarli su Google. Sono oramai diventati parte dei discorsi comuni e lentamente ma sicuramente tutti noi diventeremo esperti di temi come lo stigma, l’ostracismo, l’oggettivazione sessuale o le attribuzioni d’umanità.

Cosa si può dire riguardo la storia di In-Mind? Psychoblog ha detto di noi nel 2008: “E’ stato un bel po’ di tempo fa (addirittura in Aprile) quando parlai per la prima volta di In-Mind. A quei tempi In-Mind esordiva come un blog(-giornale) di psicologia sociale. Bene, nel corso degli ultimi mesi si è sempre più rafforzato ed è diventato ora uno dei siti che sicuramente leggo appena ho un minuto.” E questo era soltanto il 2008. Ci piacerebbe ora pensare che ci stiamo evolvendo per diventare una delle riviste di psicologia sociale con più alto impact factor. Ma permettetemi di dirvi cosa è avvenuto nel corso degli ultimi anni, fino ad ora ho spiegato alcune cose circa il perché, ora è venuto il momento del come. Io vi rivelerò alcune informazioni ora, nostro lettore italiano, ma vi chiederei di non diffondere queste informazioni. Sarà la prima e ultima volta che mostro la fotografia che vedete sotto. In-Mind è nato nella struttura che vedete nella foto (non posso chiamarla in modo diversa se non struttura – sicuramente comunque non era una casa). Si, infatti, In-Mind partì da questo container marittimo (non più grande di 25 metri quadri). Avevo appena finito il “research master” alla VU University, ad Amsterdam nel 2006, e là era dove ho vissuto per due anni e mezzo. Ecco, l’ho detto: In-Mind nacque in un container marittimo nell’area portuale di Amsterdam. Lo ammetto.

Questi primi anni furono duri. Significava pregare altri siti per avere visibilità, significava pregare gli autori perché scrivessero gli articoli, ed avevamo solo la capacità di creare un sito estremamente “essenziale” (Dirk Schrama, un'altra persona che viveva in queste enormi costruzioni, è stato il nostro primo webmaster che volontariamente ci ha aiutato) Non avevamo praticamente null’altro da offrire. Altri studenti del master si resero disponibili per aiutare a scrivere, e la rivista cominciò a crescere quando alcuni membri di facoltà della VU University diedero la loro disponibilità a scrivere un pezzo. C’è voluto un bel po’ di tempo per creare un sito vero e proprio, per ottenere contatti, e per guadagnare un po’ di notorietà. I nostri primissimi numeri non erano “peer-reviewed”, semplicemente perché non avevamo lo staff per poterlo fare. Poi arrivò Philip Zimbardo e persone come Angela Leung e CY Chiu, i quali scrissero articoli stupendi. E poi il nostro staff editoriale iniziò a migliorare sempre più. Altri ricercatori iniziarono a contribuire sia in termini di contenuto che di forma. In-Mind iniziò lentamente a guadagnare terreno ed entusiasmo tra gli altri psicologi. Chiedi ora a qualsiasi psicologo sociale qualcosa riguardo In-.mind, e sicuramente loro ora conosceranno la nostra rivista (e se così non dovesse essere, voi potrete pure spiegarglielo)

Può sembrare forse ora che io consideri In-Mind solamente come mio “figlio”. Questo non è certamente il caso. In-Mind ha avuto molti padri e madri, ed è diventato un marchio nella nostra scienza grazie ai piccoli, grandi, immensi contributi di molti diversi membri dello staff. Piccoli pezzi del puzzle iniziarono a combaciare man mano che procedevamo. E ciò è avvenuto principalmente attraverso tentativi ed errori. Perché, quali sono le cose migliori dovremmo adottare o non adottare nel modo di operare di altre riviste?  E qual è il modo migliore per far funzionare assieme le diverse versioni del nostro giornale? Abbiamo provato a lavorare in molti diversi modi – e ha funzionato bene! Siamo attualmente visitati da almeno 500 persone al giorno, e il nostro score su Google Page Rank è ora di 6/10 (questo è una gran posizione – prova a controllare su Google!). Nel nostro sito inglese, presentiamo ora anche ricerche online in cui le persone possono partecipare, analizziamo le principali novità riguardanti la psicologia sociale, e recensiamo libri legati alla psicologia sociale. E siamo appena partiti. Presto vi presenteremo il nostro In-MInd iPhone App, e molti, molti altri nuovi articoli affascinanti.

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