Connessioni sociali nell’Era digitale

Se da un lato il phubbing può essere visto come una pratica nuova derivante dalla molteplicità di stimoli a cui lo smartphone ci sottopone costantemente, dall’altro questo fenomeno rientra tra le forme contemporanee di esclusione sociale (per una rassegna: Riva & Eck, 2016). Una delle istanze principali di esclusione sociale prende il nome di ostracismo e consiste nell’essere ignorati dagli altri (Williams, 2007, 2009). Il phubbing costituisce quindi un caso di ostracismo nella misura in cui una persona presta attenzione allo smartphone invece che al suo interlocutore. A sostegno di questa tesi, due recenti ricerche hanno mostrato come ricordare un episodio di phubbing porti a percepirsi maggiormente ostracizzati (Hales, Dvir, Wesselmann, Kruger, & Finkenauer, 2018) e come una serie di bisogni psicologici di base (bisogno di appartenenza, controllo, autostima, significatività dell’esistenza), tipicamente minacciati dall’ostracismo, siano messi a repentaglio anche dal phubbing (Chotpitayasunondh & Douglas, 2018).

Inoltre, il phubbing si auto-alimenta tramite il meccanismo della reciprocità (Cialdini, 1993; Falk & Fischbacher, 2006). Infatti, essere ignorati da qualcuno che presta attenzione allo smartphone porta a replicare questa pratica. Questo muto rinforzo conduce a percepire il phubbing come accettabile e, addirittura, normativo, instaurando così una norma sociale di comportamento (Chotpitayasunondh & Douglas, 2016).

Il Ghosting

Il ghosting è una pratica in cui in una relazione (romantica o amicale) tra due persone, una delle due decide di porre fine al rapporto, senza dare spiegazioni e ignorando qualsiasi tentativo di comunicazione da parte dell'altra persona (LeFebvre, 2017). In questo senso, ciò che accade nell’immediato per le vittime di ghosting è semplicemente un’interruzione delle comunicazioni che lascia spazio a varie interpretazioni (es. Sarà impegnata? Non mi vuole più? Non avrà letto i miei messaggi? Le sarà successo qualcosa?). Questa pratica relazionale ha alle spalle una lunga storia. Già Baxter nel 1982 aveva identificato una strategia del tutto analoga al ghosting, secondo la quale chi decide di interrompere la relazione è preoccupato solo delle conseguenze che l’atto può avere su di sé (a discapito del partner) e chiude il rapporto in modo indiretto e ambiguo, senza dichiarazioni esplicite. Tuttavia, sembra che la diffusione delle forme di comunicazione basate sulle tecnologie digitali abbia aumentato notevolmente l’incidenza di questo fenomeno (LeFebvre, 2017).

La ricerca, lo sviluppo, il mantenimento, e la riparazione delle relazioni romantiche e amicali al giorno d’oggi sono fortemente legate alla comunicazione sui dispositivi digitali. Questo rende possibile interrompere una relazione semplicemente bloccando un contatto o ignorandone i suoi tentativi di comunicazione (come messaggi e chiamate). Anche in questo caso, sebbene la ricerca sul ghosting sia estremamente scarsa al momento, possiamo riallacciare il fenomeno all’ostracismo, all’essere ignorati da qualcuno, diventare invisibili ai suoi occhi. La differenza tra i due costrutti è che l’ostracismo non implica necessariamente la fine di una relazione, mentre il ghosting sì. Le conseguenze psicologiche dell’ostracismo sono serie e ampiamente note e includono emozioni negative, minaccia ai bisogni psicologici di base, sentimenti di ostilità e aggressività (Williams, 2009). La facilità con cui il ghosting può verificarsi nei social media (basta premere un pulsante, oppure evitare di rispondere) aumenta grandemente le probabilità con cui questa pratica può essere messa in atto, magari senza un’adeguata consapevolezza delle possibili conseguenze sulla vittima.

In linea con questo assunto, uno studio qualitativo (LeFebvre et al., 2019) su giovani adulti ha mostrato come il ghosting venga attuato principalmente tramite social media e ha identificato alcune motivazioni scatenanti, quali la facilità di mettere in pratica questa strategia e il fatto che sia percepita come “sicura”, cioè che non espone a situazioni potenzialmente pericolose per la propria salute psicofisica. Un altro studio (Freedman, Powell, Le, & Williams, 2019) ci racconta alcuni numeri circa la diffusione: su 554 partecipanti intervistati oltre il 25% dichiarava di essere stato vittima di ghosting e circa il 20% di averlo messo in atto. In conclusione citiamo una variazione del ghosting, chiamata orbiting. L’orbiting è simile al ghosting nella misura in cui una persona decide di porre fine al rapporto ignorando i tentativi di comunicazione dell’altra persona, ma al tempo stesso continua a visualizzare le attività sui social media della persona ignorata e di tanto in tanto mette dei “like” ai suoi post. Non sono noti studi empirici su questo fenomeno che ne possano delineare specificità e comunalità con il ghosting. In questo senso, la ricerca futura dovrà concentrarsi su antecedenti e conseguenze di queste pratiche, nonché sulle differenze individuali che fanno sì che alcune persone siano più propense di altre ad utilizzarle.

 

Conclusioni

 

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