Come ridurre il pregiudizio: Il punto di vista della psicologia sociale

È evidente come la penuria di interventi basati sul contatto strida fortemente con la massa di evidenze a favore della validità di tale strategia. Una possibile spiegazione è che il contatto intergruppi, sebbene estremamente efficace, sia difficilmente applicabile. In primo luogo, esso è utilizzabile esclusivamente dove vi siano possibilità concrete di contatto, mentre è difficilmente realizzabile in contesti caratterizzati da elevata segregazione e dove i rapporti tra i gruppi siano conflittuali. Ad esempio, i postumi della guerra del Kosovo hanno portato ad una profonda separazione tra albanesi e serbi, che rende poco plausibile la possibilità di creare una situazione di contatto cooperativo tra i membri dei due gruppi. La segregazione può essere tuttavia presente anche in altri contesti meno “difficili.” Si pensi alle zone residenziali delle grandi città, dove vivono prevalentemente nativi benestanti, mentre gli immigrati sono generalmente “confinati” in quartieri più popolari. O al contesto educativo, dove la presenza di studenti nelle scuole private è minima, se rapportata a quella che si riscontra nelle scuole pubbliche. Anche dove teoricamente possibile, far incontrare le persone, “spostandole” dal contesto in cui sono (ad es., portare studenti di una scuola a conoscere studenti di un’altra scuola, o lavoratori di un’azienda a fare amicizia con lavoratori di altre realtà lavorative), potrebbe essere estremamente costoso in termini sia monetari, sia pratici ed organizzativi.

Per ovviare a tali problemi senza sprecare il grande potenziale offerto dal contatto intergruppi, sono state recentemente proposte strategie basate su forme alternative e indirette di contatto, quali il contatto esteso (Wright, Aron, McLaughlin-Volpe, & Ropp, 1997) e il contatto immaginato (Crisp, Husnu, Meleady, Stathi, & Turner, 2010). Un’altra forma di contatto indiretto è rappresentata dal contatto vicario, nel quale vi è semplice esposizione a uno o più membri dell’outgroup senza interazione diretta, oppure nel quale il contatto con l’outgroup è mediato da individui che non si conoscono appartenenti all’ingroup, ad esempio nel caso in cui si osservi un video nel quale persone dell’ingroup interagiscono con membri dell’outgroup (Dovidio, Eller, & Hewstone, 2011). Tuttavia, data la scarsa letteratura che ha esaminato in maniera sistematica gli effetti del contatto vicario, esso non sarà considerato nel presente lavoro.

Il contatto indiretto

Secondo l’ipotesi del contatto esteso (Wright et al., 1997), il semplice fatto di sapere che uno o più amici dell’ingroup hanno amici nell’outgroup è sufficiente per ridurre il pregiudizio. Il contatto esteso ha evidenti vantaggi rispetto al contatto diretto. In primo luogo, non richiede una conoscenza diretta tra i membri dell’ingroup e quelli dell’outgroup. È infatti sufficiente che alcuni membri di un gruppo abbiano amici nell’outgroup per “diffondere” gli effetti positivi del contatto di questi individui agli altri membri dell’ingroup. Dunque, i programmi di intervento potrebbero essere basati solo su alcuni individui, con evidenti guadagni dal punto di vista pratico e organizzativo. Inoltre, potenzialmente, tale strategia può avere effetti benefici su un numero molto ampio di persone, in quanto non richiede un contatto uno-a-uno tra appartenenti a gruppi diversi. In pochi anni si sono accumulate numerose evidenze a favore dell’efficacia del contatto esteso (per una rassegna, si veda Turner, Hewstone, Voci, Paolini, & Christ, 2007), anche per quanto riguarda forme più nascoste di pregiudizio, quali il pregiudizio implicito (Vezzali, Giovannini, & Capozza, 2012). Un aspetto importante (e confortante!) è che, sebbene la strategia di contatto esteso sia stata proposta solo recentemente, essa ha già dato vita a numerosi interventi sperimentali sul campo, che ne hanno stabilito l’efficacia in contesti naturalistici. Ad esempio, Liebkind e McAlister (1999) hanno operazionalizzato il contatto esteso tramite la lettura di storie che facevano riferimento a rapporti di amicizia fra personaggi dell’ingroup (il tramite grazie a cui si realizzano gli effetti del contatto esteso) e dell’outgroup. L’intervento è stato realizzato in scuole superiori della Finlandia con adolescenti finlandesi. Le storie, accuratamente preparate per mettere in luce l’importanza dell’amicizia tra finlandesi e immigrati, erano lette in classe e discusse collettivamente. Si è trovato che gli atteggiamenti nei confronti degli immigrati miglioravano (nelle scuole con alta densità di immigrati) o rimanevano stabili (nelle scuole con bassa o media densità di immigrati) nella condizione sperimentale (in cui erano lette le storie), mentre rimanevano stabili (scuole con alta densità di immigrati) o peggioravano (scuole con bassa o media densità di immigrati) in quella di controllo (nessun intervento).

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