Bugie bianche e bugie nere: cosa hanno in comune e in cosa sono diverse?

Un’assunzione di senso comune è che, razionalmente, mentire per un guadagno alto piuttosto che per unno basso, è più vantaggioso. Sorprendentemente, tuttavia, non è questo ciò che la ricerca psicologica dimostra. Le persone sembrano ingannare con la stessa frequenza sia quando possono ottenere alti così come bassi guadagni [7, 8, 9]. La ricerca suggerisce che l’inganno non dipende solo da guadagni materiali, ma anche dai costi psicologici che l’inganno comporta per colui che lo mette in atto. Da una parte, ingannare per un lato guadagno è più attraente che farlo per un guadagno minore. D’altra parte, ingannare per un alto guadagno implica costi psicologici superiori [1, 10]. I costi psicologici – cioè il disagio interiore che le persone provano quando fanno qualcosa che va contro i propri valori o credenze – dipendono da quanto è grande la bugia. In un esperimento [11], i partecipanti venivano pagati in base al numero che riferivano di aver ottenuto dal lancio di un dado, di cui solo loro pensavano di essere a conoscenza. Quando dovevano dire il risultato, era più frequente che commettessero “piccoli inganni” (ad esempio dire di aver fatto 5 anziché 4), piuttosto che “grandi” inganni (dire 6 anziché 1).

I costi di una bugia sono strettamente legati a ciò che le persone pensano di Sé. In generale, le persone vogliono pensare di essere oneste. Dire bugie e ingannare gli altri è incompatibile con questa immagine [12]. Dire piccole bugie che sono “quasi vere” è più facilmente conciliabile con questa immagine di Sé [11, 13]. Dal momento che avere a disposizione una giustificazione plausibile della propria bugia (ad esempio “ho quasi fatto 6 con il mio dado”) è spesso una componente cruciale della bugia, limitare la possibilità che le persone possano crearsi ina spiegazione per le loro bugie incrementa l’onestà [14]. In più, misure che sottolineino il fatto che la persona voglia essere nesta aumentano l’onestà nei comportamenti successivi. Ad esempio, mettere la propria firma ben in evidenza su un modulo per il rimborso delle tasse aumenta l’attenzione nei confronti del proprio Sé morale. Di conseguenza, le persone mentono meno quando compilano il modulo [15]. In altre parole, il desiderio umano di apparire onesti può essere utilizzato come deterrente per l’inganno.

In sintesi, possiamo dire che le persone tentano di sfruttare i propri simili a proprio vantaggio attraverso le bugie nere. Il fatto che e le persone utilizzino o meno le bugie nere dipende dal guadagno che può essere ottenuto attraverso l’inganno, dalla probabilità di essere scoperti, e dai costi psicologici che sono associati al mentire. C’è però un altro fattore da considerare: la relazione con l’ingannato. La ricerca mostra che ingannare partner socialmente distanti da Sé è più accettabile per le persone [16]. Tuttavia, le persone spesso ingannano anche partner a cui sono molto vicini [17]. Una spiegazione possibile è che spesso ci sono guadagni più alti a disposizione se si ingannano persone vicine, e meno perdite se si rivelano verità spiacevoli. Tuttavia, noi suggeriamo che questa non è l’unica ragione. L’inganno non è solo motivato da intenti di sfruttamento dell’altro ma anche da motivazioni affiliative. Perciò, nel prossimo paragrafo discuteremo casi di inganno che nasce dalla motivazione a costruire una relazione positiva con l’ingannato o a fargli/le piacere.

 

Le bugie bianche

 

Quando le persone sono motivate a ricercare relazioni più strette o a compiacere l’ingannato, colui che inganna cerca di inferire le intenzioni e gli atteggiamenti dell’ingannato e comunica informazioni coerenti con questi [18]. In alcuni casi ciò è estremamente facile. Quando diciamo a un/a amico/a che ha uno taglio di capelli molto bello, è ovvio che la risposta compiace l’amico/a, mentre la verità no. Anche in altre circostanze, le persone si sentono quasi obbligate a dire bugie bianche. Anche le persone che rispondono a ricerche di mercato o a questionari sui comportamenti legati alla salute spesso cercano di fornire risposte che siano gradite dalla persona che formula le domande [19, 20]. Esattamente come nel caso del taglio di capelli, è facile prevedere che il ricercatore di mercato voglia sentirsi dire che i suoi prodotti sono meravigliosi, o che un ricercatore interessato ai comportamenti di salute vorrebbe sentirsi rispondere che le persone mangiano molte verdure.

Eppure, dire bugie bianche non è sempre così semplice. Come fanno i partecipanti a ricerche di mercato o indagini sulla salute a capire quali siano le risposte desiderate o attese dall’intervistatore? La ricerca dimostra che le persone si basano sui principi e le regole della comunicazione per formulare le loro previsioni. Secondo questi principi, nella comunicazione di tutti i giorni è generalmente atteso l’accordo (anziché il disaccordo) [21]. Intuitivamente lo sappiamo tutti. Immaginiamo di voler invitare qualcuno a cena a casa nostra per un piatto di spaghetti. Per essere certi che la persona ami gli spaghetti, chiederemo “ti piacciono gli spaghetti?”, aspettandoci un “Sì!”. Se invece ci aspettiamo che la persona non ami i broccoli, per esserne certi porremo la domanda diversamente, con un “non ti piacciono i broccoli, vero?”, aspettandoci un “no!”. Se ci aspettiamo un sì, tipicamente poniamo domande in positivo, mentre se ci aspettiamo un no le poniamo in negativo.

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