“Siamo pronti per il cambiamento!” Intervista a Daniel Lakens e Klaus Fiedler sulle sfide attuali nel campo della ricerca psicologica.

Fiedler: Avere buone teorie è ancora più importante di un buon progetto sperimentale, è la cosa più importante in assoluto. Se la teoria che vuoi testare è debole o ingiustificata, i migliori progetti sperimentali e metodi statistici non possono cambiare il fatto che le tue ipotesi non possono dare una risposta alle domande che poni. Ciò che è veramente importante è un saldo ragionamento teorico. I ricercatori dovrebbero sempre essere al corrente di quali binari teorici guidano le ipotesi che vogliono testare, e quando testano un’ipotesi, dovrebbero considerare anche l’eventualità opposta. E’ importante mettersi alla prova e dubitare. Un’impostazione critica nel ragionamento teorico è più importante delle conoscenze tecniche.

Klaus Fiedler spiega l’importanza di avere buone teorie (Foto di Alex Koch)

Klaus Fiedler spiega l’importanza di avere buone teorie (Foto di Alex Koch)

 

Lakens: Sono completamente d’accordo. Ma penso anche che il metodo statistico è la cosa più facile da insegnare (si veda il corso di statistica online di Daniel Lakens). La statistica non è poi cosi difficile, e puoi insegnarla anche a grandi gruppi. Quindi sono d’accordo che il ragionamento teorico è fondamentale, ma è importante non ignorare la metodologia statistica. Se commetti degli errori, puoi illuderti, e questo può avere un impatto negativo sullo sviluppo della teoria. Cioè, se costruiamo una teoria su risultati basati su statistiche scorrette, non possiamo derivarne ipotesi precise e valide.

Fiedler: George Kelly (1955) scrisse in merito al ciclo creativo, un punto di vista che può essere applicato al nostro dibattito, ma anche alla teoria dell’evoluzione, alla terapia, e molti altri argomenti. Kelly propone l’idea dell’alternanza tra fasi di apertura e fasi di chiusura. Durante le fasi di apertura, devi essere creativo e sviluppare nuove idee. Per poterlo fare devi essere coraggioso. Poi viene la fase di chiusura, dove con rigore devi testare le diverse ipotesi l’una contro l’altra con solidi metodi statistici. Noi dobbiamo accettare entrambe le fasi. Passare dall’una all’altra fase fa parte dell’arte di essere un buon scienziato.

Lakens: Io insegno questa teoria sulle fasi di apertura e chiusura a tutti i miei studenti. Credo che sia una buona rappresentazione di come funziona il progresso scientifico. Nelle mie lezioni parlo anche dell’articolo di Klaus (Fiedler, 2004), in cui fa riferimento al ciclo creativo del progresso scientifico.

 

In-Mind: Quale impatto ha avuto il dibattito sul vostro lavoro scientifico?

Lakens: Quello che ho imparato è che la ricerca scientifica in sé non è un sistema fisso e immutabile. Può cambiare. Per me questo è molto positivo, perché riflettendo su questo principio è possibile migliorare il proprio modo di fare ricerca scientifica. Il principio di un sistema mutevole obbliga a chiedersi costantemente: “cosa sto facendo? Lo sto facendo nel modo migliore possibile?”. Ad esempio, le nuove tecnologie hanno reso possibile un aumento nella trasparenza di ciò che facciamo. Quando ho finito lo scuola superiore, ho creato il mio primo indirizzo mail, e ora abbiamo addirittura la tecnologia che mi permette molto facilmente di condividere i miei metodi di ricerca ed i miei dati con altri ricercatori. Mi piace molto, ed ho aggiunto questa procedura nella mia routine lavorativa giornaliera.

Fiedler: Nel corso del dibattito sulla riproducibilità della ricerca, la condivisione dei dati e della conoscenza disponibile è diventata un’ovvia necessità. Inoltre, è diventata molto semplice ed economica da mettere in pratica. Mi piace il fatto che non sia più come ai vecchi tempi, quando condividere i dati raccolti con altri laboratori era inusuale. Lo trovo cosi ovvio, evidente. Inoltre, il dibattito mi ha anche aguzzato la vista sui problemi statistici e metodologici. Devo dire che già in precedenza seguivo la maggior parte delle linee guida, ma non avevo la consapevolezza e la chiarezza con cui li vedo ora.

 

In-Mind: Cosa vi rende ottimisti sul fatto che il campo della ricerca psicologica si stia muovendo nella giusta direzione?

Lakens: Klaus Fiedler ha parlato di studenti molto preoccupati e delusi. Recentemente ho insegnato a Zurigo, e notato la stessa cosa. Uno degli studenti era molto negativo riguardo allo stato attuale della ricerca psicologica, e mi ha detto: “Che cosa sappiamo della psicologia? Praticamente nulla di ciò che è scritto nei libri di testo è statisticamente valido!”. A quel punto ho chiesto a ognuno dei 15 studenti presenti di nominare una teoria o risultato molto robusto e valido. E’ stato sorprendente vedere quanti buoni risultati e teorie riuscissero a menzionare. Quindi penso che ora sia un buon momento per mettere da parte la visione negativa. Ne ho abbastanza, devo dire la verità. Penso che ci siamo. Siamo pronti al cambiamento. E infatti, secondo me abbiamo già fatto molti passi avanti. A questo proposito sono felice che il dibattito abbia avvicinato tra loro molto ricercatori, portando a nuove collaborazioni tra diverse nazioni e discipline.

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