“Siamo pronti per il cambiamento!” Intervista a Daniel Lakens e Klaus Fiedler sulle sfide attuali nel campo della ricerca psicologica.

Fiedler: E’ molto importante che non ci si fermi mettendo l’ultima parola su una questione. Un ottimo esempio di progresso psicologico è il dibattito in psicologia forense su come fare un confronto all’americana. Conosciamo questo procedimento dai film dove un testimone oculare deve identificare un assassino in un gruppo di 6 possibili colpevoli. In termini psicologici, si tratta di un multiple-choice recognition test (test di riconoscimento a scelta multipla). Negli ultimi 40 anni, abbiamo imparato molto su come migliorare questo tipo di test. Prima di tutto, gli scienziati hanno scoperto che i testimoni oculari molto spesso fanno scelte di identificazione sbagliate. A causa di questi errori, molti innocenti sono finiti in prigione. Come rimedio, metodi più rigorosi e meno soggetti ad errori sono stati sviluppati per l’identificazione. Per esempio, il numero di persone nel gruppo di confronto è stato aumentato. Al giorno d’oggi, testimoni oculari devono identificare possibili colpevoli in maniera sequenziale, anziché simultanea. Alcuni anni dopo, gli scienziati hanno scoperto che chiedere ai testimoni quanto siano certi della correttezza dell’identificazione migliora la qualità della procedura.

Nel corso degli anni, le raccomandazione su come fare un confronto all’americana sono cambiate molte volte. Il risultato di una singola di ricerca non ha mai posto l’ultima parola. Non dubito che in 20, 30, 40 anni ci saranno nuovi risultati che miglioreranno questa procedura ancor di più. E’ cosi che funziona. E un aggiornamento continuo dello stato dell’arte. E’ la natura della ricerca scientifica.

 

In-Mind: Quindi la psicologia non è per niente in crisi..

Fiedler: Non mi piace la parola “crisi” quado si riferisce alla mia squadra di calcio preferita, cosi come non mi piace la parola “crisi” nella ricerca scientifica. Ovviamente, gli scienziati commettono degli errori, come per esempio nella maniera in cui analizzano i dati, oppure come interpretano i risultati. Comunque, mi sento di dire che altre discipline, come il campo delle scienze dei comportamenti economici, delle scienze mediche, e della biologia cellulare, giusto per dare qualche esempio, possono essere ugualmente rapide nel formulare interpretazioni premature e informare l’opinione pubblica prematuramente. Non credo che gli psicologi siano eccessivamente sicuri di se, rispetto ad altre discipline. Questo fatto, sicuramente, non deve impedire agli psicologi di sviluppare nuovi metodi e procedure per migliorare il loro metodo scientifico.

Lakens: Alcuni studiosi di storia dicono che la ricerca scientifica è in crisi continua. Io penso che sia vero. Ora riconosciamo che alcune cose erano sbagliate. Oltre il metodo scientifico che usiamo, ora mettiamo in discussione anche gli aspetti sociali della ricerca scientifica. Per esempio, se il sistema di ricompense per gli scienziati, come ad esempio i forti incentivi a pubblicare risultati nuovi e sensazionali, può avere effetti deleteri. Siamo psicologi, e quindi proprio adatti a studiare queste influenze di tipo sociale. E’ qualcosa che conosciamo, e per questo ci stiamo veramente muovendo, impegnando e lavorando per migliorare il nostro campo.

 Da sinistra a destra: Daniel Lakens, Klaus Fiedler (Foto di Alex Koch)

Da sinistra a destra: Daniel Lakens, Klaus Fiedler (Foto di Alex Koch)

 

In-Mind: Siete entrambi due voci molto presenti nel dibattito su come il vostro campo può procedere ed essere migliorato. Qual è la vostra motivazione personale per contribuire a questo dibattito?

Lakens: Per me, ci sono stati due incidenti importanti. Per prima cosa, qualcuno ha contattato il mio team di ricerca mettendo in dubbio i nostri risultati. All’inizino non avevamo capito le critiche molto chiaramente. Alla fine, qualcuno ci ha scritto “i vostri risultati sono troppo belli per essere veri, e ci sono delle spiegazioni possibili per questo. Potrebbe essere frode, potrebbe essere che abbiate modificato i vostri dati, analizzato in maniera scorretta, fatto un errore, o che non abbiate riportato tutti gli studi che avete condotto”. Ci siamo agitati visto i complessi aspetti statistici che la persona menzionava, e abbiamo iniziato a dubitare dei nostri risultati. Ci siamo resi conto che effettivamente avevamo scelto i nostri studi in maniera selettiva, e che avevamo riportato soltanto quelli che supportavano la nostra idea, ignorando quelli che erano andati male per vari motivi. Poco dopo, abbiamo pubblicato i dati aggiuntivi su una piattaforma online, per correggere il precedente errore. Successivamente, ho iniziato a collaborare al Reproducibility Project, pianificando uno studio con lo scopo di replicare risultati precedenti. Mi sono reso conto che riguardo a molte questioni importanti, come calcolare il numero corretto di partecipanti necessario per uno studio, non avevo idea di come fare.

Com’era possibile, che pur essendo un dottorando io non sapessi come pianificare un esperimento correttamente? Non mi era stato insegnato come svolgere esperimenti scientifici che rispettassero gli standard della “good science”, ovvero buone pratiche scientifiche. Questa è la seconda ragione per cui sono cosi interessato a questo dibattito, e motivato a migliorare la qualità delle mie pratiche scientifiche, e di quelle altrui.

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