Gli invisibili? Le esperienze delle persone bisessuali e la loro rappresentazione nei media
La rappresentazione delle persone bisessuali nei media e i suoi effetti
I media hanno un ruolo importante perché possono dare visibilità o meno a determinati gruppi sociali. L’invisibilità delle persone bisessuali nei media è una questione importante poiché ha un ruolo critico nella percezione e negli atteggiamenti che le persone sviluppano verso la bisessualità e le persone bisessuali (si veda Tralli, 2020), ma anche perché tale rappresentazione mediatica mainstream può avere un impatto sul benessere psicologico delle persone bisessuali stesse (Ross et al., 2018). Secondo il modello della rappresentazione mediatica di Clark (1969), esistono quattro fasi relative alla rappresentazione dei gruppi minoritari nei media. La prima fase è quella dell’invisibilità, in cui il gruppo minoritario non viene presentato. La seconda fase è quella del ridicolo, in cui le persone appartenenti a un gruppo minoritario sono presentate in modo stereotipato e negativo. Nella terza fase, quella della regolamentazione, i personaggi che appartengono a una minoranza sono presentati in modo contro-stereotipato e rivestono ruoli dominanti. Infine, nella fase del rispetto, i gruppi di minoranza e di maggioranza sono rappresentati in modo simile. Per molto tempo la bisessualità è stata ignorata dai media, i quali danno principalmente spazio a relazioni e orientamenti eterosessuali e, a seguire, omosessuali (GLAAD, 2023). Infatti, un'analisi di programmi americani in prima TV del 2001 ha mostrato che, mentre gli uomini gay e le donne lesbiche erano rappresentati nel 7,5% dei programmi TV e tale rappresentazione in alcuni casi raggiungeva le fasi di regolamentazione e rispetto, non vi erano invece rappresentazioni di persone bisessuali (Raley & Lucas, 2006). Ad oggi, la rappresentazione mediatica della bisessualità è aumentata, anche se è più probabile vedere donne piuttosto che uomini bisessuali e le persone bisessuali rimangono una minoranza rispetto quelle omosessuali (GLAAD, 2023). Sebbene ciò possa far sperare in una rappresentazione della bisessualità e delle persone bisessuali in linea con la fase del "rispetto" del modello di Clark, è purtroppo vero che molte rappresentazioni sono ancora fortemente legate agli stereotipi. In particolare, i media ritraggono le donne bisessuali come più sessualmente fluide degli uomini (Johnson, 2016) e gli uomini come confusi rispetto al loro orientamento sessuale (Vicari, 2014). La bisessualità femminile è infatti spesso incentrata su comportamenti sessuali volti a soddisfare le fantasie degli uomini eterosessuali e tale rappresentazione nei media la troviamo fin dagli anni ‘90. Pensate al film "Basic Instinct" (1992). La protagonista, interpretata da Sharon Stone, è bisessuale. Tuttavia, la sua bisessualità è solo di contorno a una rappresentazione della protagonista come femme fatale, ipersessualizzata, lasciva e crudele. Tale rappresentazione è problematica in quanto mantiene l'attenzione su comportamenti sessuali volti a preservare la fantasia degli spettatori maschi eterosessuali e a far credere loro che le donne bisessuali siano sessualmente accessibili agli uomini eterosessuali (Diamond, 2005). Ma questa idea di promiscuità è presente anche nel caso di uomini bisessuali. Nel recente film "Passages" di Ira Sachs (2023) il protagonista Tomas è infatti presentato in modo caricaturale come un uomo bisessuale confuso, infedele e guidato nelle sue scelte da propri desideri sessuali. Altre volte, le persone bisessuali nei media vengono presentate e percepite come omosessuali, poiché la loro attrazione per persone del genere opposto viene minimizzata (de Barros, 2020). Ciò rafforza una visione binaria della sessualità che comprende unicamente le categorie gay/lesbica ed eterosessuale (Elizabeth, 2013) e porta spesso i media a "negare" la bisessualità di una persona famosa quando fa coming out (Magrath et al., 2017). Questa visione binaria dell’orientamento sessuale contribuisce all'invisibilità della bisessualità, dentro e fuori dai media. Nelle serie TV, molto spesso i personaggi bisessuali sono ritratti come confusi sul loro orientamento sessuale e manca una rappresentazione del loro coming out come bisessuali (Corey, 2017; Meyer, 2010). Fortunatamente le cose stanno cambiando, e stiamo entrando in una fase di regolamentazione e rispetto, volendo usare i termini di Clark. Nel 2022, Netflix ha pubblicato una serie televisiva inspirata a graphic novel intitolata "Heartstopper" in cui due giovani ragazzi, Nick e Charlie, si innamorano l'uno dell'altro. In un episodio chiave, Nick dichiara alla madre di essere bisessuale in un coming out che raramente viene rappresentato nei film o nelle serie TV. Inoltre, sebbene rappresentazioni mediatiche negative delle persone bisessuali continuino ad esistere, le rappresentazioni positive sono in aumento. Nel 2023, il film "Red, White, and Royal Blue" mostra una relazione tra un uomo gay (il principe Henry) e un uomo bisessuale (Alex, figlio del presidente degli Stati Uniti) che trova il supporto delle loro famiglie e della società. Ma perché è importante? I media giocano un ruolo cruciale nell’accettazione sociale e riduzione del pregiudizio (Gray, 2009; McKee, 2000). Da un lato, essere esposti a una rappresentazione positiva dalla bisessualità nei media è associata a un atteggiamento più positivo nei confronti delle persone bisessuali (Matsuda et al., 2014). In effetti, le persone che guardano serie TV con personaggi bisessuali formano una associazione positiva con loro che comporta una riduzione della bifobia (Chen & Zhang, 2022). Dall’altro lato, i media hanno un ruolo fondamentale nel favorire o sfavorire il benessere psicologico delle persone bisessuali. Questo può essere particolarmente vero per coloro che fanno riferimento ai media per comprendere gli stili di vita e le culture della propria comunità (Bond et al., 2009; Gomillion & Giuliano, 2011).
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