Gli Impercettibili Segnali della Fecondità Femminile: Dagli Aspetti Evoluzionistici a quelli Culturali

Sul versante delle “responsabilità femminili,” anche se l’ovulazione è per larga parte celata e non si manifestano, almeno apparentemente, indicatori esplicitamente collegati al periodo del ciclo di fertilità, molta ricerca psicosociale (Pipitone & Gallup, 2008) ha messo in luce le modificazioni comportamentali e le espressioni emotive che accompagnano le fasi cruciali del ciclo di ovulazione. Ad esempio, durante tali fasi le donne mostrano una pelle il cui tono si illumina e assume una colorazione più accesa in corrispondenza del volto, del collo e del petto. Che la fase fertile del ciclo sia in grado di influire sulle esperienze emozionali e sui comportamenti sociali emerge da alcuni dati di ricerca recentemente acquisiti: Durante il periodo di ovulazione le donne con un ciclo mestruale normale sperimentano un maggior desiderio o fantasie di tipo sessuale (ad es., Bullivant, Sellergren, Stern, et al., 2004) così come un incremento nella attribuzione a sé di sex-appeal e una maggior motivazione a frequentare locali di evasione e divertimento (Haselton & Gangestad, 2006). Nello stesso periodo sono portate a ostentare la loro immagine di tipo fisico e a valorizzare la loro capacità di attrarre eventuali partner, vestendosi in modo da sottolineare la propria femminilità (Durante, Li, & Haselton, 2008).

Risultati coerenti con questa linea di ricerca emergono da un interessante filone di studi realizzati da colleghi dell’Università di Trieste (Piccoli, Foroni, & Carnaghi, 2013). Essi sono partiti dall’ipotesi che gli atteggiamenti manifestati dalle donne a forte rischio di concepimento nei confronti di altre donne potenzialmente in concorrenza per l’acquisizione di un partner sessuale sono guidati da una motivazione a superare le rivali, mettendo in luce una sorta di competizione intra-gruppo sessuale. I dati di ricerca ci dicono che i livelli di estrogeno presenti nella donna sono correlati alla sua motivazione nel tentare di surclassare le possibili competitrici. Ad esempio, esse manifestano il desiderio di apparire più seduttive delle possibili concorrenti, e di svalutarle in maniera più spietata. Dovrebbe allora manifestarsi una relazione tale per cui all’aumentare del livello di estrogeni posseduti dalle partecipanti aumenta il grado in cui esse denigrano le altre donne (Fisher, 2004). I ricercatori si sono posti l’obiettivo di studiare la competitività intra-gruppo, identificando nel processo di deumanizzazione delle potenziali avversarie da parte delle giovani partecipanti una strategia finalizzata a catturare in maniera selettiva l’attrazione del possibile partner. Con il termine deumanizzazione gli psicologi sociali si riferiscono alla tendenza a percepire una persona come se le mancassero delle qualità umane o se appartenesse ad un livello di umanità inferiore. La deumanizzazione è una particolare forma di impoverimento dell’immagine di un attore sociale, grazie alla quale la persona bersaglio viene privata di alcune caratteristiche unicamente umane come la moralità, la capacità di vivere emozioni complesse, ecc. I ricercatori hanno messo a confronto giovani donne con normale ciclo di ovulazione e giovani donne che assumevano la pillola contraccettiva e hanno registrato il grado in cui esse manifestavano atteggiamenti di deumanizzazione, ossia utilizzavano termini di animali per caratterizzare il gruppo delle donne. Le frequenze medie di impiego di termini animali sono state calcolate tenendo conto della fase del ciclo mestruale a cui ciascuna partecipante si situava, individuando persone ad alto rischio o a basso rischio di concepimento, a seconda che al momento della rilevazione dei dati, fossero lontane o vicine al periodo di ovulazione. Coerentemente con le ipotesi, è stata registrata una significativa tendenza alla deumanizzazione delle donne in quanto potenziali rivali solo a carico delle ragazze con normale ciclo di ovulazione e in maniera significativamente crescente nel passaggio dal basso all’alto rischio di concepimento.

Arriviamo allora agli ultimi dati di ricerca che trovano origine in una affascinante ipotesi: dato che la finestra temporale della fertilità femminile è piuttosto ridotta, può diventare adattivo per le donne indossare dei vestiti capaci di aumentare agli occhi dei maschi il grado di attrazione sessuale, in maniera particolare durante quel periodo. Le donne allora tenderanno ad adornare il proprio corpo con oggetti rosa o rossi e questo farà parte di una più ampia strategia destinata a farle apparire sessualmente più attraenti nel periodo di picco della loro fertilità. I ricercatori (Beall & Tracy, 2013) hanno controllato la loro ipotesi verificando la probabilità con cui giovani donne avrebbero indossato un abbigliamento dal colore rosso o rosa durante quel periodo, a confronto con altre fasi del ciclo mestruale. I risultati hanno confermato che con maggiore probabilità (40%) le donne ad alto rischio di gravidanza indossavano abiti rossi o rosa a confronto con le donne a basso rischio (7%). I ricercatori hanno suggerito che questa predisposizione potrebbe essere la traccia di un meccanismo adattivo ereditato dai primati nostri antenati: In maniera specifica nelle femmine di scimpanzé durante il periodo dell’ovulazione, i genitali, a causa di un aumento della loro vascolarizzazione, assumono una caratteristica colorazione rosa/rossa. La visibilità di questa zona renderebbe adattivo per i maschi di questa specie il fatto di percepire come attrattiva la colorazione rossa dei genitali femminili e questa tendenza si tradurrebbe nell’attivazione di un meccanismo cognitivo grazie al quale i maschi dei primati umani associano il colore rosso alla piacevolezza e al desiderio sessuale.

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