Autostereotipizzazione: Una Questione di Status Sociale
Una ricerca recentissima (Cadinu, Galdi, & Maass, 2013) è proprio partita da questa domanda, muovendo dall’assunto che solo i membri di un gruppo a basso status (in questo caso un gruppo di omosessuali), ma non la controparte ad alto status (eterosessuali), rispondano agli indizi ambientali modificando la propria auto-categorizzazione e auto-stereotipizzazione. Utilizzando misure implicite, le ricercatrici hanno dimostrato, infatti, che solo gli omosessuali e non gli eterosessuali si categorizzavano automaticamente (IAT di auto-categorizzazione) e associavano a se stessi parole legate allo stereotipo che vuole gli omosessuali maggiormente sensibili (IAT di autostereotipizzazione); questo avveniva soprattutto quando l’orientamento sessuale era reso saliente da semplici indizi anche sottili, come il trovarsi in una libreria gay oppure vedere un cartellone di un film di amore omosessuale. Inoltre, lo studio ha dimostrato che a livello esplicito gli omosessuali si autodescrivevano con tratti gay e si sentivano maggiormente portati per lavori tipicamente omosessuali, quando erano stati esposti a questi indizi ambientali. Concludendo, quando degli indizi ambientali attivavano una certa categoria sociale, solo i membri a basso status si autocategorizzavano come membri dell’ingroup. Non solo, perché al variare degli indizi solo i membri a basso status variavano “camaleonticamente” la rappresentazione di se stessi, mostrando pertanto un maggior livello di autostereotipizzazione.
Conclusioni
Riassumendo, il processo di autostereotipizzazione sembra essere una strategia cognitiva messa in atto unicamente da quei gruppi considerati a basso status sociale quando viene attivata la loro identità di gruppo e, assieme ad essa, viene resa saliente la loro appartenenza ad un gruppo discriminato. Per proteggere e riaffermare la propria identità sociale e per ridurre lo stress dovuto alla percezione di discriminazione, allora, l’attribuire a se stessi gli stereotipi del proprio gruppo, indipendentemente dalla loro valenza, sembra essere una strategia centrale dei membri di gruppi a basso status. Abbiamo inoltre visto come l’identità sociale dei gruppi discriminati sia molto più accessibile a livello implicito di quanto non lo sia per i gruppi ad alto status e che questa accessibilità predisponga tali individui ad autostereotipizzarsi anche inconsapevolmente. Inoltre, gli individui stigmatizzati sembrano rispondere in modo molto più plastico a quegli indizi presenti nel contesto ambientale che possono attivare la loro identità di gruppo. Nel complesso, queste ricerche suggeriscono che la tendenza ad autocategorizzarsi e ad autostereotipizzarsi, anche a livello automatico, deve essere vista come una strategia positiva di sopravvivenza che i membri dei gruppi a basso status utilizzano per difendersi dalle conseguenze negative innescate dal pregiudizio, secondo la logica “Divisi crolliamo, ma l’unione fa la forza” (Latrofa et al., 2009, p.102).
Glossario
Accessibilità cognitiva. Facilità con cui un costrutto immagazzinato (ad es., l’appartenenza al gruppo sociale delle donne) si presenta alla nostra mente.
Categorizzazione sociale. Meccanismo semplificativo della realtà con cui le persone classificano gli individui utilizzando categorie sociali di appartenenza, basate su fattori di vario tipo (ad es., età, genere sessuale, posizione sociale o lavorativa, religione, appartenenza etnica), tendendo a massimizzare la somiglianza tra i soggetti all'interno della stessa categoria e a massimizzare, nel contempo, le differenze con individui appartenenti a categorie contrapposte.
Gruppi minimi. Gruppi artificiali costituiti dallo sperimentatore in base a criteri casuali.
Implicit Association Test (IAT). Strumento di misura della forza associativa tra concetti e attributi sviluppato da Greenwald, McGhee e Schwartz (1998). A partire dalla rilevazione dei tempi di risposta dei partecipanti in una serie di cinque compiti di categorizzazione che vengono svolti al computer, viene calcolato un indice IAT che misura la differenza nella forza di associazione tra due concetti o categorie (ad es., Io/Altri) e uno stesso attributo bipolare (ad es., il genere: maschio/femmina). Ad esempio, nel caso del Gender Self-Categorization IAT utilizzato da Cadinu e Galdi (2012), le partecipanti hanno associato se stesse più velocemente a parole legate alla categoria femminile (ad es., “madre”, “femmina”, “figlia”), rispetto alla velocità con cui i maschi hanno associato se stessi a parole inerenti alla categoria maschile (ad es., “padre”, “maschio”, “figlio”), dimostrando così una maggiore accessibilità cognitiva dell’appartenenza al gruppo femminile. Allo stesso modo nel Gender Self-stereotyping IAT è stato misurato il grado di associazione tra le categorie Io/altri e gli attributi stereotipici femminili (ad es., “sensibile”, “romantica”, “sentimentale”) e maschili (ad es., “forte”, “potente”, “indipendente”).
Self-enhancement o Auto-accrescimento. È la motivazione che porta le persone a preferire informazioni positive anziché negative riguardo a se stessi al fine di mantenere o aumentare la propria autostima.
Stereotipi sociali. Principale conseguenza negativa del processo di categorizzazione, sono delle credenze semplificate generalizzate a tutti i membri di una categoria (ad es., “Gli Italiani sono passionali e inaffidabili”).
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