Solo a Sanremo? Disparità di genere nel settore culturale e creativo

Inoltre la genialità e il talento sono implicitamente associati più agli uomini che alle donne (Storage et al., 2020). Tutto ciò sarebbe già sufficiente a generare un pregiudizio che svantaggia le donne nelle professioni creative. Se a questo si aggiunge l’idea della creatività come talento da coltivare, piuttosto che come capacità che si può acquisire e migliorare nel tempo, il rischio è di rendere il successo e l’eccellenza nel settore creativo e culturale come qualcosa ancora più difficile da conquistare per le donne.

 
Ambiente ostile: Molestie sessuali e microaggressioni di genere. Il settore culturale e creativo, con poche eccezioni, è un mondo a prevalenza maschile. Come vedremo in questo paragrafo, in alcuni casi si rivela un mondo maschilista nella più ovvia delle sue accezioni: un contesto di lavoro dove le donne sono esposte a molestie sessuali oppure offese e umiliazioni (ad es., commenti sessisti, oggettivanti), piccole o grandi che siano, in quanto donne (cioè microaggressioni di genere). Il movimento #MeToo-che nel 2017 ha scosso Hollywood- ha svelato al grande pubblico qualcosa che forse agli addetti ai lavori era ben noto: molestie e abusi sessuali erano in molti casi la prassi e non un’eccezione. In Italia, nello stesso periodo, nasce #quellavoltache, iniziativa che invitava a condividere storie di molestie, mettendo così in evidenza la pervasività del problema. Pur non avendo assunto quei caratteri mediatici visti altrove, ad es. negli USA, anche in Italia il #MeToo produce una nuova consapevolezza, dando il via a una serie di iniziative volte, tra le altre cose, a conoscere l’ampiezza e le caratteristiche del fenomeno. Nel 2021 Amleta, associazione che ha come scopo contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo, lancia la campagna “Apriamo le stanze di Barbablu” per raccogliere dati sul fenomeno delle molestie. In due anni, sono state raccolte 223 segnalazione, da parte prevalentemente di attrici o allieve attrici. Pur trattandosi di dati non rappresentativi, forniscono alcune indicazioni sul fenomeno. La maggior parte delle molestie sono state commesse nei luoghi di lavoro, da parte di uomini in posizione gerarchica (ad es., registi 41.26%). Il provino risulta il momento più critico. Il fenomeno non sembra confinato al mondo della recitazione: Molestie e microaggressioni sembrano caratterizzare anche l’industria musicale. È quanto emerge da una inchiesta di Equaly, una community che si occupa di parità di genere nel music business che offre un quadro del clima che si respira. Da una parte si osserva la messa in discussione delle competenze delle donne impegnate in professioni tecniche e tipicamente maschili (ad es., chiamare “la bambina” una ingegnera del suono con esperienza); dall’altra si dà per scontato che sia per meriti sessuali o di avvenenza che una donna sia entrata in quel mondo (Paraciani, 2023). È un modo per sminuire le competenze, ma sottolinea anche come la molestia e lo scambio sessuale siano considerati parte integrante del sistema. Questi dati evidenziano come il mondo del lavoro culturale e creativo possa risultare un ambiente ostile per le donne. Ci sono inoltre delle caratteristiche del lavoro nel settore culturale e creativo che potrebbero facilitare il perpetuarsi di una cultura della molestia, quali, ad esempio, il precariato e la forte competizione, il ruolo dei network informali nell’accesso e mantenimento del lavoro, la concentrazione di potere nelle mani di relativamente pochi uomini e la centralità del corpo in questo ambito lavorativo (Hennekam & Bennett, 2017). L’importanza del corpo è sottolineata anche da Amleta a conclusione dell’indagine nel mondo della recitazione quando parla della difficoltà nel “determinare il confine tra l’abuso e ciò che è lecito nell’ambito di un lavoro svolto con il corpo, tra creatività e improvvisazione” (Osservatorio parità di genere, 2022, p.30). Da qui un lavoro culturale che possa contribuire a farlo appare particolarmente urgente. Qual è l’impatto di questa ostilità ambientale? Da quanto emerso dal movimento #MeToo, si può ipotizzare che sia una delle ragioni per cui alcune abbandonino questa carriera. Vi sono sicuramente costi psicologici per la persona (ad es., Vargas et al., 2020). Più difficile è valutare l’impatto sulla creatività delle donne. Di certo non facilita l’accesso delle donne a posizioni dirigenziali: un ambiente dove le molestie e le microaggressioni sono diffuse e tollerate ne offre un’immagine svilita e oggettificata.  
 

Cosa fare?

 
A livello internazionale e nazionale sono state proposte varie misure per favorire una maggiore presenza di donne in posizioni con funzioni di governance e decision-making, per aumentarle la visibilità delle donne artiste e per promuovere la parità di genere nella formazione (si veda, ad es. Conor, 2021; Osservatorio sulla parità di genere, 2022). Alcuni esempi nel contesto italiano sono da ritrovare, ad esempio, nel piano dell’eguaglianza di uguaglianza di genere del Ministero della cultura[2], nelle leggi che prevedono forme di premialità per opere con registe o autrici donne [3]; nell’istituzione di borse di studio in ambiti in cui le donne sono rappresentate, ad es. nella produzione musicale [4].
Queste misure richiedono investimenti economici e sono decisamente utili per superare l’inerzia e lo status-quo. Potrebbero però non bastare, se non accompagnate a un cambiamento culturale.

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