Teorie del complotto. Cosa può dirci la psicologia?

Bisogni sociali. Chiunque ha bisogno di mantenere un’immagine positiva di sé e dei propri gruppi di appartenenza (Douglas et al., 2017), ed il nostro sistema cognitivo è solitamente particolarmente abile nell’evitare di porre l’attenzione, nel giustificare i nostri difetti o quanto meno nell’evidenziare che siamo migliori degli altri. Ancora una volta le teorie del complotto sembrano offrire la possibilità di rendere meno spiacevole la propria mancanza di potere e controllo, attaccando coloro che invece il potere e il controllo lo hanno. Le piccole o grandi tragedie e sconfitte che possono quindi colpire le persone vengono attribuite ai complotti dei potenti, riuscendo così a giustificare i propri insuccessi e a minimizzare il merito del successo altrui.

Infine, non va sottovalutato il ruolo che dell’ambiente sociale nella comprensione dell’origine delle credenze complottiste. Infatti, le teorie evoluzioniste prevedono che la selezione naturale sia il risultato di pressioni ambientali; non ci sarebbe alcun bisogno di essere in grado di riconoscere i complotti se le coalizioni ostili non fossero state presenti nelle proto-società (van Proojen et al., 2018). I limiti del nostro sistema cognitivo emergono anche sulla base dei modi e nella quantità di informazioni che incontriamo; la società in cui viviamo permette di avere accesso ad una enorme mole di dati in costante mutamento e spesso contradittori, la possibilità di contare sempre su ragionamenti analitici semplicemente non è sempre presente (Bridle, 2010; Bawden & Robinson, 2009). Infine, l’ambiente può metterci di fronte a situazioni che innescano i nostri bisogni di conoscenza, sicurezza e immagine positiva di noi stessi e dei gruppi a cui sentiamo di appartenere (Salovey & Rodin, 1984).

 

Le conseguenze delle credenze complottiste

Quanto esaminato fino ad ora sottolinea come le credenze complottiste siano un fenomeno frutto di numerosi aspetti ambientali, disposizionali, sociali e ideologici in interazione. La comprensione di questi fattori è rilevante in quanto le credenze complottiste hanno un impatto sul benessere delle persone e sul funzionamento delle società. Le modalità attraverso cui le persone prendono decisioni e agiscono sono infatti influenzate dalla visione della realtà che esse hanno, e questo vale anche per le credenze complottiste. In particolare, vi è una vasta e robusta letteratura scientifica che ha rilevato numerosi effetti negativi delle credenze complottiste sulla salute, comportamenti sociali, e politica.

Per esempio, nell’ambito della salute, è stato riscontrato come coloro che credono a teorie del complotto riguardanti il COVID-19 risultino meno propensi ad adottare comportamenti di prevenzione del contagio, come lavarsi frequentemente le mani, indossare le mascherine, e aderire al distanziamento sociale (Allington, Duffy, Wessley, Dhavan, & Rubin, 2020).
Altri effetti negativi hanno a che fare con comportamenti sociali, tra cui quelli a favore dell’ambiente. Infatti, se si ritiene che quanto detto dagli scienziati in merito ai cambiamenti climatici sia solo allarmistico, si presterà meno attenzione a comportamenti nocivi per l’ambiente (Jolley & Douglas, 2014).

Infine, per quanto riguarda una delle conseguenze che le credenze complottiste hanno sulla politica, l’intenzione di voto si riduce quando si percepisce che i politici siano coinvolti in complotti e si ritiene quindi che essi siano del tutto incuranti dei bisogni dei cittadini (Jolley & Douglas, 2014).

 

Conclusioni


La letteratura scientifica ha evidenziato come le credenze complottiste siano un fenomeno presente in periodi storici e contesti diversi. L’universalità delle credenze complottiste è stata interpretata facendo uso di teorie evoluzioniste che assegnano agli esseri umani un certo grado di predisposizione verso tali credenze. Allo stesso tempo, il contesto ambientale può facilitarne l’espressione, situazioni che innescano bisogni epistemici, esistenziali e sociali possono portare a credere a teorie del complotto che promettono di soddisfare questi bisogni. Infine, le credenze nelle teorie dei complotti hanno delle ripercussioni sulle società e sugli individui che ne fanno parte, spesso negative. Nonostante le scoperte fatte fino ad ora, rimangono ancora importanti interrogativi. Le credenze complottiste non sono l’unica risposta ai bisogni epistemici ed esistenziali, per esempio anche la fiducia nella scienza o le credenze religiose aumentano quando le situazioni sociali stimolano questi bisogni (Farias, Newheiser, Kahane, & de Toledo 2013;
Pargament, Falb, Ano & Wachholtz, 2013). Rimane quindi da chiarire perché alcune persone preferiscano aderire alle teorie del complotto piuttosto che ad altre fonti.

Infine, l’attenzione nei confronti delle conseguenze delle credenze complottiste è fino ad ora fortemente focalizzata sui loro aspetti negativi, è invece possibile che un certo grado di sospetto verso potenziali complotti possa promuovere richieste di maggior trasparenza da parte dei gruppi che detengono il potere, sia esso politico, economico o culturale.

 

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