L’uso delle neuroimmagini nello studio della mente: è tutto oro quel che luccica?

Indipendentemente dal fatto che si stia utilizzando un approccio di specializzazione o di integrazione funzionale, quello che molto spesso si tende a concludere in maniera erronea e sbrigativa è che quella determinata aree o circuito di aree trovate attive siano responsabili della messa in atto di quella funziona cognitiva. Per tornare al nostro esempio relativo alla percezione dei volti umani, è molto probabile che i risultati mettano in luce l’attivazione del giro fusiforme, un’area ormai nota in letteratura per l’elaborazione dei volti umani, tanto da esser definita come l’area fusiforme per i volti (dall’inglese, fusiform face area, FFA; vedere Fig. 1 e Kanwisher e Yovel, 2006). Se facendo “visione volti” meno “visione utensili” (vedere paragrafo precedente) trovassimo un incremento selettivo di attività emodinamica nella FFA potremmo essere tentati di concludere che l’aumento di attività in quest’area sia la “causa” della nostra capacità di riconoscere volti umani. Questa conclusione sarebbe tuttavia errata in quanto quello che evidenziano i dati è una semplice concomitanza dell’incremento di attivazione della FFA con la presentazione di volti umani. Questa distinzione può sembrare sottile ma è quello che differenzia un vincolo causale da una semplice correlazione di eventi. E allora, come si giunge veramente a definire il ruolo determinante di una regione cerebrale, nel nostro esempio l’area fusiforme per i volti, nello svolgimento di un processo mentale? Beh, semplicemente ammettendo che nessuna tecnica, per quanto avanzata, è in grado di fornire prove univoche da sola, e quindi integrando i risultati di neuroimmagini funzionali, per loro natura correlazionali, con altre tecniche che permettono più facilmente di stabilire vincoli causali. Una tecnica d’indagine da cui si possono ricavare informazioni di natura causale è la stimolazione transcranica magnetica (TMS), a dispetto del nome del tutto indolore e non invasiva (Rossini e Rossi, 2007). La TMS permette di erogare un impulso magnetico in grado di interferire temporaneamente con l’attività di specifiche aree cerebrali. Restando all’interno del nostro esempio sperimentale, provocare un deficit transitorio della FFA potrebbe permettere di dimostrare la sua implicazione causale rispetto all’elaborazione dei volti: se interrompendo l’attività della FFA provoco un deficit transitorio nel riconoscimento di volti (quello che in ambito neuropsicologico è noto come prosopagnosia) allora posso davvero concludere che l’attività della FFA sia in grado di determinare (o “causare”) la nostra capacità di riconoscere i volti (cioè, no FFA = no riconoscimento).

 

Conclusioni

 

Il progresso tecnologico può portare con sé una sorta di adesione fideistica (Vacca, 1995), per cui tutto ciò che è tecnologico è di per sé dotato di un elevato grado di certezza e affidabilità, laddove invece la scienza è sempre estremamente parsimoniosa nel dare un dato per acquisito. Vedere le neuroimmagini come un metodo pressoché infallibile per indagare i processi mentali è purtroppo al momento ben lontano dalla realtà dei fatti (e questo lo dico da ricercatore che opera nel mondo delle neuroimmagini, e non certo da detrattore). In questo breve articolo ho voluto delineare alcuni limiti generali noti da tempo nella comunità scientifica che raramente arrivano ai non addetti ai lavori quando si fa divulgazione dei risultati ottenuti con le tecniche di visualizzazione cerebrale. Essere coscienti dei limiti attuali delle neuroimmagini è l’unico modo per spingersi oltre, verso lo sviluppo di metodiche ancora più potenti al fine di cogliere l’estrema complessità del funzionamento cerebrale umano.

 

Bibliografia

 

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McCabe, D. P., & Castel, A. D. (2008). Seeing is believing: The effect of brain images on judgments of scientific reasoning. Cognition, 107, 343-352.

Friston, K. J., Holmes, A. P., Worsley, K. J., Poline, J. B., Frith, C., & Frackowiak, R. S. J. (1995). Statistical Parametric Maps in Functional Imaging: A General Linear Approach. Human Brain Mapping, 2, 189-210.

Kanwisher, N.,  & Yovel, G. (2006). The fusiform face area: A cortical region specialized for the perception of faces. Philosophical Transactions of the Royal Society of London. Series B, Biological Sciences, 361, 2109-2128.

Raichle, M. E. (2015a). The brain's default mode network. Annual Review of Neuroscience, 38, 433-447.

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