Una finestra sulla creatività artistica: quando le malattie neurodegenerative diventano “creative”

La corteccia cerebrale è costituita dalla sostanza grigia che ricopre gli emisferi del nostro cervello ed è la parte distintiva del cervello umano in quanto gioca un ruolo centrale nelle capacità sensoriali, motorie, percettive e mnesiche. Svolge, inoltre, quelle che vengono dette “funzioni superiori”: linguaggio, coscienza, capacità logica, previsione delle conseguenze delle azioni, creatività, ecc. La corteccia è suddivisa in quattro sezioni, o lobi, che a loro volta presiedono a funzioni specifiche e differenziate. Schematicamente, i lobi frontali, e in particolare le loro porzioni più anteriori, partecipano alla regolazione di numerosi aspetti del comportamento adattivo all’ambiente e, in generale, al controllo dei processi cognitivi superiori che operano nelle situazioni quotidiane complesse e in contesti non abituali coordinando i sistemi emotivi, sensoriali e motori nella guida di un comportamento diretto ad uno scopo (le cosiddette funzioni esecutive). I lobi parietali, invece, presiedono alla ricezione e all’elaborazione delle informazioni sensoriali che provengono da tutto il corpo. Oltre ad essere fondamentale per le relazioni visuo-spaziali, l’area parietale è preposta anche alle funzioni matematiche ed è strettamente correlata al riconoscimento del linguaggio ed alla memoria per le parole. I lobi temporali elaborano la percezione olfattiva, la percezione uditiva e la memoria, ma sono implicati anche nei processi emozionali ed affettivi. Infine, i lobi occipitali sono responsabili dell’elaborazione delle informazioni visive.

Pur non essendo ancora del tutto noto, è evidente il ruolo rilevante dei lobi frontali durante lo svolgimento di attività creative, il che è verosimile dato il coinvolgimento di tali aree nei processi cognitivi di flessibilità, fluenza e ragionamento logico. Gli studi che hanno utilizzato tecniche di neuroimaging funzionale (per esempio, la Risonanza Magnetica funzionale, fRM, si veda glossario) hanno evidenziato, infatti, un coinvolgimento della corteccia prefrontale in compiti di creatività (Kowatari et al., 2009). In particolare, è stata riscontrata un’attivazione di un network che comprende l’area prefrontale mediale e il giro frontale inferiore durante compiti che richiedono una certa capacità creativa (Neubauer & Fink, 2009). Per esempio, Limb e Braun (2008) hanno studiato la creatività di musicisti jazz durante la fase di improvvisazione, trovando che l’improvvisazione musicale, diversamente dall’esecuzione di un brano musicale noto, è caratterizzata da un’ attivazione delle aree frontali .

Altri studi hanno sottolineato anche l’importanza dell’asimmetria emisferica nella creatività (è noto che ogni emisfero del nostro cervello è più specializzato per determinate funzioni: ad esempio l’emisfero sinistro per il linguaggio). Fink et al. (2009) hanno osservato un coinvolgimento delle aree frontali dell’emisfero sinistro in test che valutano il pensiero creativo come quello degli usi alternativi (nominare quanti più possibili usi alternativi di un oggetto comune, ad esempio, una scarpa). Risultati, invece, a favore di un coinvolgimento delle aree frontali destre sono stati riportati in studi con soggetti musicisti. Per esempio, Bengtsson et al. (2007) hanno dimostrato che le aree prefrontali di destra sono parte di un network che si attiva nella creazione musicale. D’altra parte, nel 2005 Howard-Jones et al. avevano evidenziato che la produzione creativa di storie è associata a una forte attivazione bilaterale delle aree prefrontali e dell’area occipitale destra, in associazione ad una bassa attivazione del lobo parietale inferiore destro.

Con uno sguardo d’insieme, quindi, possiamo rilevare che la maggior parte di questi studi di neuroimaging funzionale riportano un’associazione tra l’attivazione delle aree prefrontali mediali e la creatività. Inoltre, sembrerebbe che anche l’ippocampo (struttura situata nel lobo temporale e coinvolta soprattutto nei processi di memoria) svolga un ruolo importante in connessione con le altre reti neurali coinvolte nel comportamento creativo. In particolare, l’ippocampo sarebbe fondamentale per la rapida generazione, combinazione e ricombinazione delle rappresentazioni mentali (Duff et al., 2013).

Nonostante sia riconosciuto il ruolo della corteccia prefrontale mediale nel pensiero creativo, resta da approfondire come poter considerare ed interpretare alcuni aspetti osservati in pazienti neurologici nei quali si sviluppano nuove abilità artistiche nonostante la presenza di una degenerazione proprio in tali aree (Rankin, 2007; Mendez and Perryman, 2003). Studi con pazienti con demenza semantica dimostrano, infatti, che una degenerazione focale del lobo temporale anteriore sinistro, che comporta la compromissione delle abilità linguistiche, è coinvolta nell’emergere della creatività artistica (Miller et al., 1996a; 1998b) così come l’afasia progressiva, che determina una degenerazione della grammatica, dell’articolazione e della sintassi del linguaggio, causata dall’atrofia del giro frontale inferiore dell’emisfero sinistro, è anch’essa associata alla comparsa di una capacità creatività (Finney & Heilman, 2007).

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