Quando la deumanizzazione ferisce: Attribuzioni di umanità e violenza

Deumanizzazione e percezione di pericolosità

Spinti dal clamore che la morte di Amadou Diallo ha suscitato nell’opinione pubblica americana, alcuni studiosi hanno tentato di indagare i processi psico-sociali sottostanti. Payne (2001) ha ideato un compito al computer, il Weapon Task (si veda glossario), in cui ai partecipanti si richiede di discriminare tra immagini di pistole e di arnesi, premendo due tasti diversi. Ciascuna immagine è preceduta dalla presentazione del volto di un bianco o di un afro-americano. Diversi studi che hanno impiegato questo compito hanno mostrato che i rispondenti identificano le pistole più velocemente e accuratamente quando sono precedute dal volto di un afro-americano, ma identificano gli arnesi più velocemente e accuratamente quando sono precedute dal volto di un bianco (Amodio et al., 2004; Judd, Blair, & Chapleau, 2004; Payne, 2001; Payne, Lambert, & Jacoby, 2002). Gli afro-americani sono più associati alle armi e, quindi, percepiti come più pericolosi. Questa differenza è stata riscontrata anche in relazione alla decisione di “sparare.” In una simulazione al computer, Correll e collaboratori (2002) chiedevano ai partecipanti di “sparare” a target armati (bianchi o afro-americani), premendo un tasto, e di “non sparare” a target non armati (che impugnavano, cioè, oggetti inoffensivi), premendo un altro tasto. Coerentemente con i risultati di Payne (2001), i partecipanti erano più veloci a “sparare” a target armati afro-americani, e più veloci a “non sparare” a target non armati bianchi. Correll et al. hanno denominato questa differenza sistematica shooter bias. I risultati di Correll et al. indicano, inoltre, che lo shooter bias dipende dallo stereotipo culturale degli afro-americani come violenti, pericolosi e aggressivi (si veda anche Correll, Park, Judd, & Wittenbrink, 2007), e che la percezione di questo gruppo come minaccioso media tale relazione (Correll, Urland, & Ito, 2006).

Nel nostro primo studio intendiamo verificare se la deumanizzazione possa essere associata alla percezione di pericolosità. Percepire l’outgroup come meno umano significa considerarlo meno capace di moralità e quindi pericoloso, incline alla violenza.

Per testare questa ipotesi abbiamo condotto uno studio considerando come outgroup gli immigrati marocchini (una minoranza numerosa e stigmatizzata in Italia). L’esperimento, svolto in laboratorio con studenti universitari italiani, era diviso in due parti completate in giorni separati. Nella prima, erano somministrate le misure di umanità; si sono usati: tratti unicamente umani (ad es., razionalità, raziocinio) e tratti non unicamente umani (ad es., istinto, pulsione; vedi Capozza et al., 2012) e una prova al computer, il Il Go/No-go Association Task (GNAT; Nosek & Banaji, 2001; si veda glossario). Per quanto riguarda i tratti, i partecipanti dovevano indicare, per ognuno, se caratterizzasse o no gli immigrati marocchini; nella scala di risposta a 7 gradi, quanto più elevato il punteggio tanto più il tratto era percepito caratteristico dei marocchini. Lo GNAT consente di misurare la forza dell’associazione mentale fra il gruppo target (nel nostro caso, gli immigrati marocchini) e concetti di umanità (ad es., umano, cittadino) e di animalità (ad es., animali, fauna). Si ottengono due misure: una esprime l’associazione dei marocchini con l’umanità, l’altra l’associazione dei marocchini con l’animalità. 

Nella seconda parte dell’esperimento, i partecipanti eseguivano il Weapon Task (Payne, 2001; si veda glossario) Nel nostro studio, prima della presentazione delle immagini di pistole o arnesi, venivano mostrati dei volti di persone italiane o volti di marocchini. Da questa prova si ricava una misura di pericolosità percepita dei marocchini, definita weapon bias; tale misura si ottiene calcolando la differenza tra il tempo di risposta nel riconoscere le armi quando precedute da volti italiani e quando precedute da volti marocchini. Punteggi elevati indicano che il rispondente riconosce più facilmente le armi quando precedute da volti dell’outgroup. In altre parole, quanto più elevato il punteggio di weapon bias tanto maggiore è l’associazione dell’outgroup alla pericolosità.

I risultati hanno mostrato che sia l’attribuzione ai marocchini di tratti non-unicamente umani sia l’associazione mentale tra marocchini e animalità (GNAT) erano correlati positivamente con la misura di weapon bias. Quindi, l’assimilazione dell’outgroup all’animalità si collega alla sua percezione come pericoloso e propenso alla violenza.

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