Potere mediatico e pregiudizio: I mass-media influenzano la nostra percezione sociale?

Questi studi sono in linea con altre ricerche in cui si è messo in evidenza che la rappresentazione mediatica di un singolo membro di una determinata categoria sociale può influenzare i giudizi, gli atteggiamenti e i comportamenti nei confronti dell’intero gruppo. Ad esempio, in un famoso esperimento, Henderson-King e Nisbett (Studio 3; 1996) hanno dimostrato come partecipanti che avevano ascoltato una conversazione in cui una persona afro-americana veniva accusata di aver commesso un crimine, successivamente mostravano marcati atteggiamenti di pregiudizio verso gli Afro-Americani; al contrario, questo effetto non si manifestava tra i partecipanti che avevano ascoltato una conversazione identica alla precedente, ma in cui una persona bianca veniva accusata.

In letteratura, inoltre, si è mostrato che i media, in funzione di particolari circostanze storiche, possono esercitare un potere nel modificare o esacerbare gli atteggiamenti negativi nei confronti di gruppi sociali già oggetto di pregiudizio. Ad esempio, Persson e Musher-Eizenman (2005) hanno misurato il livello di pregiudizio nei confronti degli Arabi immediatamente dopo l’attacco terroristico dell’11 Settembre 2001; successivamente a quel drammatico episodio i media americani misero in atto una sistematica associazione tra la categoria Arabo e quella di terrorista; gli autori hanno rilevato che i partecipanti più esposti quotidianamente a notizie di attualità tramite radio, televisione o giornali, mostravano livelli di pregiudizio verso gli Arabi maggiori di chi invece seguiva meno l’attualità.

Le ricerche fin qui discusse mettono in evidenza come un’ elevata esposizione mediatica sia collegata ad un maggiore pregiudizio nei confronti di alcuni gruppi sociali. È interessante però notare che secondo altri ricercatori i media potrebbero essere un utile strumento per ridurre il pregiudizio sociale (Schiappa, Gregg, & Hewes, 2005). Secondo questa prospettiva, l’esposizione mediatica offrirebbe la possibilità di un contatto indiretto con membri di un gruppo minoritario, che quotidianamente nella vita reale non si avrebbe possibilità di incontrare; questo contatto para-sociale (Schiappa et al., 2005) fornirebbe la base per diminuire i pregiudizi negativi nei confronti dei membri di tale gruppo. Questa prospettiva rientra nell’importante ipotesi del contatto formulata da G. Allport nel 1954, secondo cui l’incontro, la conoscenza e la cooperazione tra membri di gruppi sociali opposti, può portare ad una riduzione di atteggiamenti sociali inter-gruppo negativi (Pettigrew & Tropp, 2006).

È interessante notare come in letteratura esistano studi che, pur analizzando uno stesso fenomeno mediatico, hanno ipotizzato atteggiamenti sociali opposti. Ad esempio, la fiction americana Will & Grace, in cui due degli attori protagonisti sono ragazzi omosessuali, è stata analizzata da diversi gruppi di ricercatori: Battles e Hilton-Morrow (2002) hanno ipotizzato che l’esposizione a Will & Grace aumentasse il pregiudizio negativo nei confronti dei gay come conseguenza di una rappresentazione stereotipica dei due omosessuali protagonisti, effemminati ed incapaci di avere delle relazioni sentimentali durature; al contrario, Schiappa, Gregg e Hewes (2006) hanno dimostrato che i due protagonisti fornivano una rappresentazione ironica e positiva dell’omosessualità e che l’esposizione a tale fiction prediceva atteggiamenti più positivi nei confronti degli omosessuali in generale. Altre ipotesi contrastanti sono state rilevate nell’analisi della commedia televisiva The Cosby Show, in cui viene rappresentata una famiglia di Afro-Americani con un alto livello socio-culturale (madre avvocatessa, padre medico): per alcuni ricercatori tale commedia favorisce una rappresentazione contro-stereotipica e dunque può ridimensionare lo stereotipo sugli Afro-Americani come poveri e poco competenti; secondo altri ricercatori la stessa commedia può aumentare un atteggiamento negativo verso i membri di questo gruppo, basato sull’idea che gli Afro-Americani, che nella vita reale non raggiungono il successo ed una posizione economica favorevole, sono pigri e non lottano per ottenerla (Mutz & Goldman, 2010). Sebbene queste ricerche fossero prevalentemente di tipo teorico (ad eccezione di Schiappa et al., 2006) e dunque non siano effettivamente comparabili, è importante sottolineare qui che a partire da uno stesso fenomeno mediatico è possibile fare ipotesi opposte sul tipo di atteggiamento sociale a cui potrebbero portare.

Ricerche recenti

Come sottolineato in precedenza, gli studi correlazionali sull’influenza dei mezzi di comunicazione di massa lasciano aperte le questioni relative al tipo di atteggiamento sociale che predicono (maggiore o viceversa minore pregiudizio); non forniscono indicazioni sulla causalità fra questi fenomeni (se siano i media che producono determinati atteggiamenti sociali, o viceversa se siano persone con determinati atteggiamenti che seguono maggiormente alcuni tipi di media). Se da un lato può essere difficile manipolare sperimentalmente il tipo e la frequenza di esposizione mediatica, sebbene non impossibile, dall’altro molto può essere fatto per approfondire i meccanismi ed i processi psico-sociali su cui si potrebbe fondare il potere mediatico nell’influenzare, sia aumentando che diminuendo, il pregiudizio nei confronti di alcuni gruppi minoritari.

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