Percepire gli Altri: Il Ruolo Fondamentale di Calore e Competenza

La schiavitù è ritenuta l’esempio emblematico del pregiudizio paternalistico: Generalmente considerati stupidi, gli schiavi venivano trattati come fossero animali verso i quali non si provava rispetto ma, finché si conformavano al ruolo loro assegnato, venivano guardati con pietà. In questo tipo di sistema, la vicinanza fisica ed emozionale poteva essere comune tra i dominanti e i subordinati (si pensi alle balie di colore che allevavano i ragazzi bianchi), ma caratterizzare questi ultimi come incapaci, stupidi e incompetenti favoriva il mantenimento del sistema e serviva come giustificazione dello stesso, riducendo anche la resistenza del gruppo subordinato ad essere sfruttato (Jackman, 1994).

L’antisemitismo, invece, è l’esempio estremo del pregiudizio di invidia. La propaganda nazista e fascista ritraeva gli ebrei come particolarmente competenti, astuti e scaltri (cfr. Capozza & Volpato, 2004; Durante et al., 2010). La loro competenza, unita alla percezione di intenzioni malevole, li rendeva però un nemico particolarmente temuto e le attribuzioni concernenti la mancanza di calore giustificavano la paura e l’insicurezza provata. Questo tipo di stereotipi serve a giustificare le forme più dure di discriminazione e violenza (ad es., il genocidio), che vengono considerate come forme di autodifesa (Glick, 2005; Glick & Fiske, 2001).

Come detto, sono esempi estremi. Ciò che è importante sottolineare, tuttavia, è che dire che gli ebrei sono bravi col denaro, gli asiatici con la matematica, o che i neri “hanno il ritmo nel sangue” non è fare un complimento. Uno degli elementi più insidiosi degli stereotipi ambivalenti consiste proprio nel fatto che gli aspetti positivi dello stereotipo mascherano quelli negativi ed è ciò che riduce le resistenze dei gruppi stereotipizzati: I membri di tali gruppi sentono di essere socialmente apprezzati in un modo o in un altro (calore o competenza) e ciò probabilmente scoraggia i tentativi di cambiamento dello status quo. Quello che gli stereotipi ambivalenti offrono è l’illusione che tutti posseggano qualcosa di positivo, sebbene severe disparità socio-economiche e di trattamento permangano tra i gruppi sociali (cfr. Durante et al., 2013).

Conclusione

Questo articolo evidenzia quanto e come calore e competenza, due tratti umani apparentemente universali, guidino la nostra percezione degli altri. La coerenza e persistenza con la quale queste dimensioni emergono negli studi psicosociali suggerisce che esse svolgano un ruolo nella sopravvivenza degli esseri umani. Se qualcuno entra nel nostro ufficio, si avvicina in un vicolo buio, si siede accanto a noi in autobus, abbiamo bisogno di capire il prima possibile se questo individuo può essere una minaccia e se è in grado di mettere in atto le proprie intenzioni. Le nostre percezioni sul calore e la competenza di quell’individuo rispondono a tali necessità e sono pertanto considerate aspetti duraturi, fondamentali ed evoluti della percezione sociale. Sia che ci si situi a livello individuale (sé versus altri; attore versus osservatore) che a livello intergruppi (ingroup versus outgroup), calore e competenza organizzano e informano ciò che altrimenti potrebbe sembrare una miscellanea arbitraria e travolgente di immagini di persone. Inoltre, a livello di gruppo, particolari combinazioni delle due dimensioni hanno distinti pattern emotivi e comportamentali, che possono mettere in pericolo relazioni costruttive.

Concludendo, che si stia valutando il nostro vicino di casa o un gruppo sociale particolarmente saliente, le percezioni di calore e competenza incideranno sul nostro futuro individuale e collettivo.

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