Mindfulness e regolazione emozionale: teoria ed applicazioni

La Mindfulness nella pratica clinica

Dati gli evidenti vantaggi che la Mindfulness ha dimostrato di avere sul piano dei risultati di efficacia sia in ambito medico con la Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR) che in ambito psicoterapeutico con la Mindfulness Based Cognitive Therapy (MBCT: Segal, William & Teasdle, 2002), molti approcci psicoterapeutici hanno tentato di integrarne il modello all’interno dei rispettivi modelli psicoterapeutici. La prospettiva teorica che per prima ha cercato di creare dei ponti con la Mindfulness è stato il cognitivismo. Nel cognitivismo clinico Wells (2011) parla della detached Mindfulness. Si tratta di un “lasciar scorrere” dei pensieri intrusivi: il paziente viene istruito a riconoscere l’intrusione mentale, e a non emettere reazioni ideative, attenzionali o a livello comportamentale. Si tratta di una modalità distaccata di osservazione dei propri pensieri. In questo caso la Mindfulness viene trattata come una tecnica specifica. Si parla di utilizzo di una strategia e si forniscono istruzioni precise su quando e come metterla in atto. Inoltre in questo caso il non emettere reazioni ideative e attenzionali in realtà potrebbe portare alcuni soggetti a rinforzare modalità di coping non funzionali o addirittura a stati in cui il soggetto non è in grado di comprendere l’influenza delle varie connotazioni emotive sull’esperienza. È noto infatti che lo sforzo di non pensare ad una cosa rende quella cosa ancora più saliente (Wegner, 1997). Invece la Mindfulness si propone di aumentare la consapevolezza della relazione che abbiamo con i contenuti della mente attraverso una disidentificazione attiva con essi che parte dall’osservazione consapevole di questa relazione e non dalla soppressione attiva di ogni reazione ai contenuti mentali.

La Intensive Short-Term Dynamic Psychotherapy (ISTDP, Frederickson, 2013; Ten Have-de Labije & Neborsky, 2012) guida il paziente a concentrarsi momento dopo momento per sviluppare la propria capacità di osservare e partecipare alle risposte fisiche ed emozionali nel contesto interpersonale (Grecucci et al., 2015).

Altro approccio che integra la Mindfulness è la Dialectical Behavior Therapy (DBT, Linhean, 1999), in cui l’accettazione delle esperienze dovrebbe aiutare il paziente con disturbo borderline ad aumentare la regolazione emotiva e diminuire quindi l’impulsività trasformando il significato delle esperienze stesse. In questo caso la Mindfulness utilizzata non è il modello tipico MBCT ma un modello informale breve da utilizzare quotidianamente. 

Anche l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT, Hayes, Strosahl & Wilson, 1999) integra la Mindfulness in modo da insegnare ai pazienti a distinguere tra il soggetto che osserva e l’oggetto dell’osservazione e cioè emozioni e pensieri, utilizzando diverse tecniche che incorporano i concetti fondamentali della Mindfulness.

Non ultima, la Schema Therapy, che incorpora il modello della Mindfulness nel lavoro con i mode per rendere consapevoli i soggetti dello switching dei mode. Questo approccio permette al soggetto di rendersi conto non solo della sensazione di vulnerabilità e delle emozioni associate ma anche dei bisogni che si celano dietro questi vissuti. In questo caso forse il modello della Schema Therapy, che già nasce come un modello integrato, è quello che riesce a porre più attenzione e a disinnescare un potenziale pericolo della Mindfulness che è quello di rinforzare modalità di coping evitanti in soggetti già di per sé predisposti. Questo è tanto più rischioso quanto più il modello di Mindfulness utilizzato non è integrato in maniera corretta all’interno di una lettura del bisogno del paziente.

 

Conclusioni

Riassumendo, nonostante siano stati descritti i suoi effetti a livello cognitivo, neurale e il suo utilizzo in psicoterapia, molto rimane da scoprire riguardo la Mindfulness. Essa sembra agire sull’individuo attraverso meccanismi di regolazione emozionale, modificando l’atteggiamento esperienziale del praticante anche in contesti sociali. Ciò che quindi traspare è che possa portare una sensazione di benessere psicofisico nel singolo individuo, ma soprattutto un’interazione sociale migliore e più regolata con gli altri grazie al distacco consapevole indotto dal suddetto training meditativo: un’esperienza cioè finalmente vera, senza pregiudizi, consapevole di sé e del mondo circostante. 

 

Rimandi letterari

Per un primo approccio alla meditazione di consapevolezza dedicato ad un pubblico vasto, consigliamo:

-        Montano, A. (2009) “Mindfulness. Guida alla meditazione di consapevolezza. Una terapia per tutti”. Ecomind;

-        Kabat-Zinn, J. (2016) “Vivere momento per momento”. Corbaccio.

Per un approfondimento clinico e psicoterapico maggiormente dedicato agli esperti del settore, consigliamo:

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