La rilevanza della ricerca in psicologia sociale: Un problema che ci stiamo lasciando alle spalle

Per riportare questo ragionamento al contesto italiano, sono del parere che integrare ed eventualmente fare interagire la ricerca condotta in laboratorio sugli stereotipi e il pregiudizio con le indagini condotte “sul campo”, ad esempio dai colleghi che si occupano di psicologia di comunità o di psicologia sociale applicata, è un’impresa incredibilmente difficile. La mia impressione è che coloro che si occupano di interventi “sul campo” siano, nel migliore dei casi, poco inclini a riconoscere l’utilità dei dati di ricerca emersi negli studi della cognizione sociale e delle possibili ricadute che da questi possono derivare. D’altro canto i ricercatori impegnati nei laboratori non sempre sono in grado di tradurre i loro paradigmi negli scenari della vita quotidiana.

E qui ritorniamo ad Aronson. Lo studioso, allievo di Festinger, era in grado non solo di studiare i meccanismi dell’auto persuasione, ma, grazie all’incredibile creatività con cui riusciva ad immaginare situazioni di ricerca opportunamente manipolate e nello stesso tempo concretamente inserite negli scenari di vita dei partecipanti, riusciva ad intervenire sul sistema cognitivo ed affettivo studiato, producendo cambiamenti comportamentali effettivi, vere e proprie conversioni “ecologiche”. I partecipanti non solo diventavano consapevoli della discrepanza tra gli inviti al risparmio proposti agli altri e le loro personali abitudini, ma grazie ai meccanismi di riduzione della dissonanza, stavano poco tempo sotto la doccia, diventando dei cittadini attenti al problema della scarsità d’acqua. 

Con la stessa logica, considerava poco produttivo affrontare il cambiamento degli atteggiamenti di pregiudizio che stavano alla base della politica segregazionista scolastica americana facendo ricorso al tradizionale strumento della comunicazione persuasiva, ma rovesciava il ragionamento procedendo alla creazione di situazioni di tipo didattico capaci di indurre cambiamenti di comportamento che a loro volta sarebbero riusciti a condizionare cambiamenti di atteggiamento. 

Ho il sospetto che la psicologia sociale che sta dietro alle nostre spalle sia diventata un’eredità di cui andare fieri ma che non ha lasciato convinti continuatori. Forse qualche lettore ricorda le proposte avanzate dall’allora ministro italiano dell’istruzione Gelmini a proposito dell’opportunità di realizzare classi differenziali dove parcheggiare gli studenti figli di famiglie extracomunitarie in attesa di una loro ipotetica integrazione scolastica e più generalmente culturale nel nuovo contesto di vita. Al di là delle doverose proteste e delle affermazioni di principio, quanti furono in grado di contrapporsi alla proposta della Gelmini con progetti come quello precedentemente descritto? Purtroppo di tanti Aronson avrebbe bisogno l’Italia di oggi, alle prese con una situazione di crisi non solo economica, ma anche culturale, generazionale, di identità sociale. 

Glossario

Implicit Association Test (IAT): Secondo il modello teorico alla base dell’IAT, gli atteggiamenti sono organizzati, nel sistema cognitivo, in termini di legami associativi tra specifici concetti e specifici attributi. A partire dalla rilevazione dei tempi di risposta dei partecipanti in una serie di cinque compiti di categorizzazione che vengono svolti al computer, l’IAT misura la differenza nella forza di associazione che c’è tra due diversi concetti (es. fiori/insetti) e uno stesso attributo bipolare (es. positivo/negativo).

Priming semantico: è uno strumento di misura implicito che consente di verificare l’influenza che uno stimolo prime (es. volti di bianche e volti di neri) ha su uno stimolo bersaglio (es. parole dal significato positivo e parole dal significato negativo): a seconda delle caratteristiche del prime, la risposta del partecipante allo stimolo bersaglio sarà più o meno facilitata o rallentata.

Tecniche di mura implicite: sono strumenti di misura che consentono di inferire opinioni, credenze, atteggiamenti e intenzioni comportamentali a partire dalla rilevazione dei tempi di risposta dei partecipanti in compiti che vengono svolti al computer e che possono essere di categorizzazione o di decisione lessicale.

Bibliografia

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Aronson, E. (2004). The social animal. Ninth edition. New York: Worth Publisher (traduzione italiana, 2006. L’animale sociale. Milano: Apogeo).

Aronson, E., Stephan, C., Sikes, J., Blaney, N. E., & Snapp, N. (1978). The Jiagsaw classroom. Beverly Hills, Ca.: Sage.

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Darley, J. M., & Gross, P. H. (1983). A hypothesis-confirming bias in labelling effects. Journal of Personality and Social Psychology, 44, 20-33.

Dickerson, C. A., Thibodeau, R., Aronson, E. & Miller, D. (1992). Using cognitive dissonance to encourage water conservation. Journal of Applied Social Psychology, 22, 841-854.

Fazio, R. H., & Olson, M. A. (2003). Implicit measures in social cognition research: Their meaning and uses. Annual Review of Psychology, 54, 297-327.

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