Il paradosso legato al consumo di carne: ovvero, come possiamo amare gli animali e al contempo mangiarli.

Da una diversa prospettiva, Loughnan e Bastian (2011) hanno indagato come  vegetariani e  onnivori pensano rispetto alle capacità mentali degli aniamli destinati al consumo alimentare (i.e., mucche, pecore) quando viene fatto pensare loro che questi animali verranno uccisi. Quando viene ricordato loro che un aniamle è destinato a morire per il consumo di carne, i vegetariani non cambiano la loro attribuzione di stati mentali agli animali. Diversamente, quando lo stesso pensiero viene reso saliente a coloro che mangiano carne, essi riducono l’ attribuzione di stati mentali agli animali. Queste due recenti linee di ricerca suggeriscono dunque che vegetariani e onnivori hanno modi profondamente diversi di percepire gli animali.Nello specifico, i vegetariani attribuiscono agli animali la capacità di provare una ricca gamma di emozioni così come di esperire stati mentali complessi. Tali emozioni e stati mentali dotano gli animali di diritti morali che i vegetariani proteggono rifiutandosi di mangaire carne. Per chi consuma carne, invece, negare emozioni e stati mentali complessi, può rappresentare un modo difensivo per continuare a mangiare carne. 

Mangiare carne e amare gli animali : gli onnivori e il paradosso legato al consumo di carne

Un aspetto dell’essere vegetariani sembra essere il riconoscimento che gli animali possiedono le capacità mentali che li rendono degni di rispetto morale. Nello specifico, provano emozioni (possono soffrire) e hanno una mente (pensieri e sentimenti). Provare emozioni e possedere una mente in grado di esperire la sofferenza rappresentano prerequisiti fondamentali per acquisire considerazione morale (Gray, Gray, & Wegner, 2007). Considerare la mente degli animali come elementare o semplice, permette forse agli onnivori di attribuire loro una minor considerazione morale e duqnue considerare la loro sofferenza meno importante. Questo può essere vero in particolare per gli animali le cui carni sono generalmente destinate al consumo, rispetto agli animali non destinati al consumo. Per esempio, prendiamo in considerazione la falsa credenza secondo la quale i cani sarebbero più intelligent dei maiali oppure che i pesci non sarebbero in grado di provare dolore (Joy, 2010). Di seguito, presenteremo una serie di studi che mostrano come in letteratura vi sia un’emergente riconoscimento del fatto che, attravreso una varietà di meccanismi motivati e non-motivati, gli onnivori sono in grado di continuare a mangiare carne nonostante ciò implichi il riconoscimento che tale abitudine comporta la morte di animali. 

Aspetti motivazionali

Il consumo di carne pone un problema da un punto di vista morale e anche il più accanito consumatore di carne probabilmente non desidera pensare ad una mucca mentre sta mangiando una bistecca. Perché coloro che mangiano carne dovrebbero sentirsi a disagio? La maggior parte delle persone ritiene che gli animali non dovrebbero essere trattati male –uccisi- dall’industria alimentare. Il riconoscimento che le loro credenze (gli animali non dovrebbero essere trattati male) non coincidono con le loro azioni (mangio carne), crea una tensione insopportabile. In psicologia questa tensione viene definita ‘dissonanza cognitiva’ ed è caratterizzata da uno stato di disagio di cui le persone vogliono liberarsi. Un modo per superare questo stato di tensione è cambiare modo di comportarsi e infatti i vegetariani evitano questo sentimento di disagio evitando di mangiare carne. Un altro modo è cambiare le proprie credenze. Trovare un modo per minimizzare o negare che agli animali venga fatto del male a causa del nostro consumo di carne,serve ad evitare l’occorrenza di questa tensione negativa tra credenze e comportamento. In anni recenti, diversi studi hanno suggerito che coloro che consumano carne agisco proprio in questo modo, cioè modificano le loro credenze riguardo agli animali adattandoli al loro palato. 

In un studio Loughnan e colleghi (Loughnan, Haslam, & Bastian, 2010) hanno chiesto ai partecipanti di prendere parte ad uno compito inerente ‘le scelte dei consumatori’. Ai partecipanti veniva chiesto di mangiare o una barretta di carne essicata oppure una banana essicata. Dopo aver mangiato la carne oppure la banana, i partecipanti erano invitati a prendere parte ad un secondo studio apparentemente non legato al precedente. In questo secondo studio, i partecipanti dovevano riportare quali erano secondo loro gli animali degni di un trattamento morale e le loro credenze riguardo ai diritti morali di una mucca. I partecipanti che avevano precedentemente mangiato carne riportavano un ristretto numero di animali degni di rispetto morale e ritenevano in minor grado che una mucca meriti un trattamento morale. Questi risultati sono stati replicati  anche nel caso in cui ai partecipanti veniva ricordato l’origine animale della carne oppure veniva chiesto loro di scrivere un breve paragrafo riguardo al processo di produzione della carne (Bastian et al., in stampa). Questi risultati suggeriscono che una prima risposta al paradosso legato al consumo di carne è quella di minimizzare i diritti morali degli animali. 

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