Editoriale

Quando dunque si capirà che la notte può scendere anche nel mondo morale,
e che bisogna accendere delle fiaccole per le menti?
(Victor Hugo, 1848)

La moralità è importante. Fin da quando gli esseri umani hanno iniziato a ragionare su sé stessi e sugli altri, il tema della moralità ha rappresentato uno dei fulcri di questo ragionamento. La considerazione di ciò che è giusto e ciò che invece è sbagliato, ciò che è edificante e ciò che invece è immorale, chiama in causa una riflessione su una vastità di temi quali la giustizia, l’affidabilità e la sincerità delle persone, la cooperazione, tutti temi che sono sempre stati cari alla psicologia sociale. D’altro canto, l’importanza che riveste la dimensione morale nella vita delle persone e dei gruppi o comunità più in generale è attestata anche dalla centralità attribuita a questa dimensione nelle maggiori tradizioni religiose e filosofiche.

Se il campo della “psicologia morale” vede gli albori negli approcci della psicologia dello sviluppo, che hanno focalizzato l’attenzione sui processi intra-individuali analizzando lo sviluppo delle capacità di ragionamento morale e le regole che guidano questo ragionamento, in anni più recenti il tema della moralità ha iniziato ad attrarre l’attenzione anche degli psicologi sociali, interessati alle implicazioni della moralità nelle interazioni sociali e soprattutto in quegli ambiti di studio più direttamente connessi al tema stesso, quali la cooperazione, la giustizia, la devianza o lo sviluppo delle norme sociali. I numerosi articoli di ricerca che di recente hanno indagato la dimensione morale in relazione ai temi classici della psicologia sociale – dalla formazione delle impressioni alla gestione dell’immagine di sé, dalla regolazione dei comportamenti all’interno dei gruppi alle relazioni intergruppi – pubblicati sulle più eminenti riviste di settore, unitamente all’organizzazione di workshop e scuole estive di perfezionamento da parte, ad esempio, dell’European Association of Social Psychology o del Kurt Lewin Institute di Amsterdam, testimoniano questo rinnovato interesse per l’argomento.

In quest’ottica, il presente numero monografico costituisce un ulteriore tentativo di organizzare interessi di ricerca specifici all’interno di una cornice di riferimento più ampia sul tema della moralità, lasciando dialogare campi di indagine differenti – relativi alla percezione sociale, allo studio delle ideologie politiche, allo studio del linguaggio come mezzo per denigrare gli altri e trasmettere stereotipi e pregiudizi, alla gestione dell’immagine morale di sé all’interno di gruppi più o meno inclusivi presenti nella società. Lungi dall’avanzare pretese di esaustività, il tentativo è stato quello di stimolare la riflessione sull’argomento della moralità, presentando linee di ricerca che hanno indagato il suo ruolo in contesti differenti.

Un secondo, importante intento è stato quello di proseguire il percorso avviato lo scorso anno con la pubblicazione del numero speciale sui processi di deumanizzazione (In Mind Italia Issue 4, 2013). A questo proposito, un ringraziamento sentito va agli Editors-in-chief della rivista, Giulio Boccato e Luca Andrighetto, per aver stimolato questa avventura; a Patrizia Catellani, per aver accettato con entusiasmo ed amicizia di scrivere l’articolo introduttivo al numero speciale; a tutti gli autori coinvolti, già parte di un ottimo network di ricerca; infine, ai reviewers, per aver contribuito alla realizzazione del numero speciale con impagabile senso del dovere.

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