Due papà, due mamme. Quali riflessioni per sfatare i pregiudizi verso le famiglie e le genitorialità omosessuali?

A partire da tali premesse, questo articolo nasce con l’obiettivo di chiarire quali siano i costrutti che devono guidare la conoscenza e l’analisi delle famiglie e delle genitorialità omosessuali, con l’auspicio di riuscire a definire simbolicamente uno spazio di co-costruzione di modelli culturali pluralisti ed inclusivi. Lo scopo è quello di riattraversare criticamente sistemi di conoscenza stigmatizzanti, per la condivisione di paradigmi interpretativi incentrati sull’ ampliamento degli orizzonti di senso mediante i quali approcciare la complessità della nostra realtà socio-culturale; come abbattimento di chiusure comunicative, destrutturazione del pregiudizio, della discriminazione, dell’esclusione, della deumanizzazione. Il senso della riflessione non è quello di convincere in modo ideologico della funzionalità della genitorialità omosessuale, ma di presentare e discutere approfonditamente i criteri epistemologici e metodologici per guardare alla genitorialità come complessa funzione psicologica e non semplicemente come dimensione di ruolo da ascrivere alla sola matrice eterosessuale. L’intento è quello di condurre la discussione, assumendo come ancoraggio teorico il presupposto che per esplorare la specificità dei nuclei omogenitoriali bisogna acquisire una lente interpretativa che prescinda da impostazioni di stampo omofobico. Se, infatti, l’omosessualità non è un disturbo mentale- come ampiamente sostenuto in ambito scientifico dalle più importanti associazioni mondiali che si occupano di salute mentale- perché considerarla ancora una disfunzionalità, una malattia? Su quali basi si continua ad affermare che l’orientamento omosessuale possa irrimediabilmente interferire con l’esercizio della responsabilità genitoriale, sebbene la ricerca in tale ambito disconfermi tale asserzione? Se la genitorialità è una dimensione che implica il rimando a precise competenze che in linea generale ineriscono la dimensione della cura, secondo quali criteri è possibile pensare che le persone omosessuali possano non avere o non abbiano tale competenza? Perché a livello sociale e culturale persiste e resiste una visione di omogenitorialità come contesto disadattivo e deviante per la crescita dei bambini e delle bambine?Foto 2: Giordano Pariti, Memorie in attesa di un tempo #23, 2016. Foto digitale. Courtesy: l’artistaFoto 2: Giordano Pariti, Memorie in attesa di un tempo #23, 2016. Foto digitale. Courtesy: l’artista

Questi interrogativi non possono di certo essere risolti in modo veloce e facendo appello a posizionamenti ideologici; il braccio di ferro ideologico non avrebbe alcuna efficacia rispetto alla decostruzione di concezioni, che si configurano come falsate o alterate, proprio perché fanno leva su categorie utilizzate in modo strumentale e manipolatorio. Il fondamento che guiderà le nostre argomentazioni è la considerazione che per parlare di famiglia e genitorialità omosessuale è necessario interrogarsi su che cosa sia la famiglia e la genitorialità in termini generali, recuperando solo attraverso la capacità performativa delle definizioni- ossia la capacità delle definizioni di dare statuto di realtà a ciò che viene nominato/definito- gli elementi in grado di smontare le distorsioni del pensiero attraverso cui si tenta di reiterare un atteggiamento negativo nei confronti dell’omoparentalità

 

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