Donne al lavoro. Una battaglia da combattere in primo luogo con se stesse.

2. Riscrivere la storia com'è veramente. Altri interventi hanno mostrato come sia efficace riscrivere la storia correggendo le distorsioni dello stereotipo sessista per aiutare le donne a subire meno la minaccia legata allo stereotipo. Dallo studio di Rosenthal e Crisp (2005) è emerso che le partecipanti donne indotte a riflettere sulle effettive somiglianze esistenti tra uomini e donne tendevano a mostrare meno preferenze per le carriere femminili stereotipate rispetto ai partecipanti a cui non veniva richiesta questa riflessione.

3. Farsi ispirare. O altrimenti detto con le parole di Dasgupta e Asgari (2004) “Vedere per crederci”. Queste due studiose infatti hanno dimostrato che basta avere sotto gli occhi donne in posizioni di leadership per disinnescare la minaccia legata allo stereotipo di genere, soprattutto quando l’esposizione a questi modelli di ruolo avviene frequentemente.

4. Le parole contano. Quella del linguaggio è una frontiera innovativa per la lotta contro gli stereotipi e anche se ha raccolto attenzione solo recentemente promette molto bene. In Svezia è stato recentemente introdotto il pronome neutro “hen” per ridurre gli effetti degli stereotipi di genere nel linguaggio. Gustafsson Sendén, Bäck, & Lindqvist, (2015) hanno mostrato che negli annunci di lavoro in cui si utilizzava il pronome neutro “hen” i partecipanti giudicavano il ruolo proposto come ugualmente adatto per uomini e donne. Invece quando nell’annuncio si utilizzavano termini come “il candidato” più spesso veniva immaginato un uomo come adatto al profilo descritto.

C'è moltissimo insomma che possiamo fare per impedire che secoli di percezioni distorte riescano ad allungare le dita dentro di noi, e ingarbugliarci le nostre sicurezze, le nostre potenzialità, la nostra libertà.  C'è molto che possiamo e dobbiamo fare, per noi e le generazioni seguenti, per arrivare a rispondere a chi ci fa un commento sul nostro aspetto fisico dopo un intervento ad un congresso: “Grazie, ma mi interessa di più sapere che ne pensa di quello che ho detto.”

 

Bibliografia

 

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Gustafsson Sendén, M., Bäck, E. A., & Lindqvist, A. (2015). Introducing a gender-neutral pronoun in a natural gender language: the influence of time on attitudes and behavior. Frontiers in psychology6, 893. doi:10.3389/fpsyg.2015.00893

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