Donne al lavoro. Una battaglia da combattere in primo luogo con se stesse.

La minaccia legata allo stereotipo non si limita a “sabotare” l'avanzamento di carriera, ma giunge anche a “sabotare” l'azione di donne che si siano già faticosamente conquistate un ruolo dirigenziale. In uno studio condotto da Bergeron, Block ed Echtenkamp (2009) veniva richiesto ad alcune donne di compiere una simulazione di un compito manageriale. Alle partecipanti veniva detto che erano state appena promosse nella posizione di Vicepresidente senior delle risorse umane perché la persona che ricopriva questo ruolo precedentemente si era improvvisamente dimessa. Ad un gruppo di donne veniva descritto il predecessore come una donna dalle caratteristiche stereotipicamente femminili. Mentre a un altro gruppo il predecessore veniva descritto come un uomo dalle caratteristiche stereotipicamente maschili. Infine veniva richiesto alle partecipanti di prendere una serie di decisioni in base ad alcuni materiali che venivano forniti dagli sperimentatori. I risultati mostrano chiaramente che le donne a cui era stato detto che il loro predecessore era un uomo con caratteristiche maschili performavano in maniera significativamente peggiore rispetto alle donne che non avevano avuto questa informazione. In altri termini in maniera inconsapevole queste donne si convincevano di non essere all’altezza del loro ruolo e, rose da una insicurezza stratificatasi in secoli di pregiudizi di genere, sabotavano da sole le loro capacità manageriali. È interessante notare che lo stesso effetto non si è osservato negli uomini: gli uomini a cui veniva detto che il loro predecessore era una donna non peggioravano la loro performance. Di nuovo il drago a due teste convince le donne a confermare le credenze e gli status quo che sono imposti da una cultura e una società ancora troppo piegata sullo sbilanciamento di genere. Ed è per questo che molte donne non fanno carriera. Non solo perché sono discriminate nel loro posto di lavoro, ma perché, azzoppate da meccanismi inconsci, sono esse per prime a dubitare di potere indossare i panni di status più elevato. E non avendo un obiettivo di crescita non crescono.

Alla fine la minaccia legata allo stereotipo genera nelle donne un conflitto identitario che mette in pericolo il loro benessere e la loro performance lavorativa. È quello che emerge da uno studio condotto su 34 aziende italiane dall’Università Cattolica in collaborazione con Valore D. Quando nelle donne sono sotto la minaccia dello stereotipo infatti percepiscono in contrasto la loro identità professionale con quella di genere, senza che vi sia nessun dato reale a suggerirlo. Questo conflitto interiore determina un calo nel rendimento e un peggioramento del benessere (Manzi Paderi e Benet-Martinez, 2019).

 

Come si può arrestare l’effetto negativo degli

 

stereotipi di genere nel mondo del lavoro?

 

Diverse ricerche hanno attestato che questi stereotipi contribuiscono in modo negativo ai risvolti professionali delle donne (ad esempio, Reskin 1988), e che la discriminazione sul posto di lavoro continua ad essere un impedimento all'uguaglianza di genere (ad esempio, Gorman 2005).

Questo scenario nel nostro Paese è particolarmente cupo. Il divario di genere fra uomini e donne soprattutto sul fronte del lavoro e delle retribuzioni ha visto negli ultimi anni addirittura un vistoso regresso (World Economic Forum, 2018). Cioè, per essere chiari, noi stiamo peggiorando. Nella classifica globale stilata per il 2018 sul gender gap l'istituzione internazionale mette in evidenza che in merito alla parità nella partecipazione e nelle opportunità economiche l'Italia si classifica al 118/mo posto su 144 Paesi!

E naturalmente l’assenza delle donne nel mondo del lavoro e il loro arresto nei percorsi di carriera sono deleteri anche per le organizzazioni: quando si impoverisce la diversità di un sistema, è matematico e inevitabile che il sistema stesso deperisca, ed è naturale quindi che la presenza femminile, diversificando, porti profitto alle aziende. Il dato emerge chiaramente in uno studio del 2016 (Peterson Institute for International Economics) su 21.980 aziende quotate in borsa in cui si evidenzia che avere almeno il 30% delle donne in posizioni di leadership può far aumentare fino al 6% il margine di profitto netto aziendale. Questo scenario è confermato da un più recente studio di McKinsey (2017) su 300 società, che ha rilevato un gap del 47% di rendimento a vantaggio delle imprese con una presenza di donne nei comitati esecutivi.

Intervenire per ridurre la presenza degli stereotipi nei contesti lavorativi diventa dunque urgente. Ma come fare? Anche qui la ricerca ci viene in aiuto. Suggeriamo un elenco non esaustivo di ricette risultate efficaci per ridurre l’effetto della minaccia legata allo stereotipo.

1. Conosci il tuo nemico. Molti interventi per ridurre la minaccia legata allo stereotipo sono legati a fare aumentare la consapevolezza dello stereotipo stesso. Ad esempio Johns, Schmader e Martens (2005), nell’introduzione di un compito di matematica ad un gruppo di studenti (uomini e donne), spiegavano l’esistenza dello stereotipo negativo sulle donne e materie scientifiche e l’effetto che la minaccia allo stereotipo ha sulla loro performance, mentre ad un altro gruppo di studenti (uomini e donne) no. Nel primo gruppo uomini e donne ottenevano uguali punteggi nel test, mentre nel secondo gruppo le donne non preformavano bene come gli uomini.

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