Ageism: Quando l’Età Apre la Strada ai Pregiudizi

Una ripartizione classica (Brewer, Dull, & Lui, 1981) fa riferimento a tre principali sottotipi (si veda glossario): la nonna (una donna dedicata agli altri, gentile, serena e affidabile), lo statista senior (uomo intelligente, attivo e rispettato) e la vecchia/il vecchio (individuo, di entrambi i sessi, rappresentato come sorpassato, debole, inattivo e solitario). 

Questi sottotipi si avvicinano più o meno allo stereotipo della categoria sovraordinata: la nonna illustra maggiormente lo stereotipo benevolente dell’anziano, la vecchia/il vecchio ne rappresentano un aspetto meno positivo se non più ostile, mentre lo statista si discosta completamente dallo stereotipo generale della categoria. Nel corso del tempo sono stati individuati una serie di altri sottotipi (ad es., il burbero gagliardo alla John Wayne) ma la maggior parte delle ricerche sull’ageism ha fatto riferimento allo stereotipo globale (tra le poche eccezioni, Jelenec & Steffens, 2002).

 

Pregiudizi Manifesti e Nascosti

Come per altri tipi di pregiudizio che disattendono le norme di desiderabilità e correttezza sociale, l’ageism nei confronti degli anziani si manifesta raramente come aperta ostilità e in situazione pubblica. Affiora spesso, invece, e non solo nelle forme più benevole, nei colloqui informali o in modo inconsapevole. Un’indagine condotta attraverso il web e basata su un campione di oltre sessantamila persone di tutte le età ha permesso di verificare che, nelle sue forme più nascoste, questo pregiudizio è condiviso dagli anziani stessi (Nosek, Banaji & Greenwald, 2002). I ricercatori hanno utilizzato sia una misura esplicita sia una implicita di pregiudizio nei confronti di varie categorie di persone tra cui i giovani e gli anziani. Nella forma esplicita si confrontava apertamente l’atteggiamento verso i giovani con quello verso gli anziani, chiedendo ai partecipanti se preferissero gli uni o gli altri. La misura implicita consisteva invece in una versione semplificata dello IAT (Implicit Association Test; Greenwald, McGhee & Schwartz, 1998), uno strumento che permette di inferire atteggiamenti e stereotipi misurando il tempo che una persona impiega a rispondere (sì o no) quando a una parola o a una immagine vengono appaiati una serie di attributi di opposta valenza (ad es., buono o cattivo). L’idea è che la risposta sarà tanto più rapida quanto più la parola e l’attributo sono percepiti dalla persona come coerenti. In questo caso gli attributi di valenza positiva o negativa sono stati appaiati a immagini di persone anziane e giovani o a nomi di persona sorpassati (ad es., Gertrude) e moderni (ad es., Cindy). Sono stati poi confrontati i tempi di risposta ad associazioni ritenute coerenti –  ad es., l’immagine di una persona anziana o del nome Gertrude  con l’attributo cattivo o l’immagine di una persona giovane o del nome Cindy con l’attributo buono – con quelli ad associazioni ritenute incoerenti – ad es., l’immagine di una persona anziana o del nome Gertrude  con l’attributo buono o l’immagine di una persona giovane o del nome Cindy con l’attributo cattivo.  La differenza tra i tempi di risposta alle associazioni coerenti e quelle incoerenti costituiva la misura dell’atteggiamento implicito nei confronti degli anziani in rapporto ai giovani. Complessivamente i rispondenti hanno espresso un atteggiamento più positivo nei confronti dei giovani che degli anziani sia con la misura esplicita sia con quella implicita.  L’atteggiamento implicito nei confronti degli anziani si è rivelato più negativo di quello verso tutte le altre categorie (ad es., di genere, etniche) prese in esame ed è comunque apparso molto più negativo di quello esplicito, confermando l’idea che la norma sociale esorti a non esprimere apertamente pregiudizi nei confronti degli anziani. Nelle due dimensioni, tuttavia, l’atteggiamento ha mostrato un andamento differente. Mentre a livello esplicito è risultato meno negativo con l’aumentare dell’età dei rispondenti – diventando leggermente positivo nelle persone di settanta e più anni – a livello implicito non si sono rilevate variazioni in ragione dell’età, avvalorando così l’idea che gli stessi anziani condividano inconsapevolmente il pregiudizio nei loro confronti. 

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